Anarchismo dell’informazione

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La nostra civiltà è costruita sulla menzogna e sull’offuscamento a tal punto che sostenere la trasparenza e la democratizzazione dell’informazione può essere di per sé una posizione politica definita.

Piuttosto che pretendere di sapere cosa sia meglio per la società (se dobbiamo muoverci a destra o a sinistra, se dobbiamo sposare questo o quel modello), è perfettamente legittimo sostenere semplicemente la necessità di fornire all’umanità gli strumenti informativi necessari per conoscere la verità su ciò che sta accadendo, in modo che possa decidere collettivamente da sola quale direzione prendere.

Ciò significa sostenere la fine delle manipolazioni e degli oscuramenti su larga scala utilizzati dai potenti per influenzare il modo in cui il pubblico pensa, agisce e vota, e fornire loro l’infrastruttura democratica per orientare la loro civiltà in risposta alle vere informazioni a cui hanno accesso.

Significa sostenere la fine della segretezza governativa e sostenere la trasparenza per qualsiasi istituzione che abbia un qualsiasi grado di potere sul popolo. Più potere e influenza hanno, più trasparenza dovrebbe essere loro richiesta, sia che si tratti di istituzioni governative, aziendali o finanziarie.

Significa sostenere la democratizzazione dell’informazione e la fine della propaganda dei mass media. Significa smantellare le istituzioni che hanno troppa capacità di condivisione delle informazioni e dare più capacità di condivisione a quelle che non ne hanno abbastanza. Piuttosto che pochi plutocrati che influenzano il pubblico, il pubblico influenza il pubblico. L’opinione pubblica può sostenere collettivamente le singole voci e le idee che preferisce, ma nessuna voce gode di un vantaggio sleale nel decidere se ciò avverrà o meno.

 

Il controllo imperiale della narrazione ha cinque elementi distinti

“I potenti manipolano le narrazioni dominanti della nostra società in cinque modi principali: propaganda, censura, manipolazione degli algoritmi della Silicon Valley, segretezza del governo e guerra al giornalismo”.

 

Significa sostenere la fine della censura su Internet e della manipolazione degli algoritmi, in modo che le informazioni che il pubblico vede non siano determinate da megacorporazioni miliardarie della Silicon Valley, ma da ciò che è nello Zeitgeist e da ciò che il pubblico trova interessante.

Significa chiedere la fine della guerra al giornalismo e opporsi alla persecuzione di editori come Julian Assange e di whistleblower come Edward Snowden per aver rivelato verità scomode sui potenti. Tutti gli sforzi per aumentare la trasparenza dei potenti e condividere le informazioni nell’interesse pubblico dovrebbero essere lodati, non puniti.


A mio parere personale, significherebbe anche sostenere la legalizzazione degli psichedelici, perché dare alle persone gli strumenti per ottenere informazioni sulla propria dimensione interiore è altrettanto importante per aiutarle a capire la direzione che la società dovrebbe prendere quanto dare loro gli strumenti per ottenere informazioni sul mondo esterno.

Significherebbe la totale assenza di qualsiasi autorità che controlli in qualsiasi modo l’accesso delle persone alle informazioni o alle idee.

Chiamatelo anarchismo dell’informazione, se volete.

La società è fatta di narrazioni. Rendersene conto significa risvegliarsi da Matrix.

La vita nella nostra società è come il film Matrix, solo che al posto dell’intelligenza artificiale che ci tiene addormentati in un mondo illusorio, ci sono oligarchi psicopatici. E al posto del codice, c’è la narrazione.

 

L’anarchismo dell’informazione è un obiettivo radicale come qualsiasi altra ideologia rivoluzionaria, perché il controllo dell’informazione è così importante per la continuità dei nostri sistemi di status quo che non potrebbe mai essere raggiunto senza misure drastiche adottate dalla collettività. La differenza è che, invece di pretendere di sapere se sarebbero meglio modelli ideologici come il comunismo o l’anarcocapitalismo, ad esempio, ci si limita a sostenere la necessità di dare al popolo i mezzi per decidere collettivamente per se stesso.

L’idea di una vera e propria anarchia dell’informazione può spaventare l’ego quanto l’idea di una totale anarchia della società, perché il fatto che nessuno abbia il controllo significa che non c’è nessuno che possa impedire che si vada in una direzione spaventosa. E se le idee che non mi piacciono acquistassero popolarità? E se le persone iniziassero a pensare pensieri e a credere a convinzioni sbagliate?

Ma è proprio questo il fascino, secondo me. Togliere davvero i freni al modo in cui le informazioni si muovono nel nostro mondo e lasciare che l’umanità tragga pieno e sfrenato vantaggio dall’interconnessione dei nostri cervelli in questo frangente senza precedenti della storia terrestre potrebbe portare a qualcosa di molto brutto, ma anche a qualcosa di molto bello. E qualsiasi cosa accada, sarà dovuta alle nostre decisioni e non a quelle di alcuni potenti manipolatori.

E proprio in questo momento sta verificandosi la seconda ipotesi. Siamo in rotta di collisione con l’estinzione attraverso una catastrofe ambientale o una guerra nucleare, e questo a causa delle decisioni prese da persone potenti che lavorano continuamente per controllare le idee e le informazioni che consumiamo. Se l’informazione fosse davvero libera, insieme alla nostra capacità di controllare collettivamente la direzione che l’umanità prenderà in futuro, è difficile immaginare che avremmo fatto peggio di loro.

Per dieci volte i manager dell’Impero ci hanno dimostrato che vogliono controllare i nostri pensieri.

L’aspetto più sottovalutato della nostra società è il fatto che persone immensamente potenti lavorano continuamente per manipolare i pensieri che formuliamo sul nostro mondo.

 

E qualunque sia il mondo che abbiamo costruito insieme, lo avremo fatto con il nostro consenso informato, invece che con il consenso costruito dai manipolatori dell’élite. Se avremo visto tutto e sceglieremo ancora la nostra distruzione, allora sarà stata una nostra scelta. Qualunque cosa accada, l’umanità mostrerà all’universo di che pasta è fatta. Cosa siamo veramente come specie.

E, secondo me, questa è la vera libertà. Dare all’umanità gli strumenti per andare in qualsiasi direzione voglia andare, anche se è la strada dei dinosauri. Se si apprezza davvero la libertà, a mio parere questo è il posto più saggio in cui prendere posizione.

Voler far conoscere la verità, qualunque essa sia, è un’ideologia a sé stante, ed è anche una filosofia personale a sé stante. Voler far conoscere la verità non solo nel mondo, ma anche nella propria vita, anche se è scomoda o imbarazzante. Desiderare che le dinamiche malsane nelle vostre relazioni interpersonali vengano alla luce. Desiderare che i vostri traumi non guariti vengano alla luce della coscienza e possano essere curati. Desiderare che le vostre illusioni siano viste per poter essere dissipate dalla verità. Desiderare che tutto venga alla luce: il buono, il cattivo e il brutto.

È possibile per un individuo vivere un’intera vita guidata dalla verità e dal desiderio di verità, e sono abbastanza certa che sia possibile anche per l’intera umanità vivere in questo modo. Tutti noi possiamo spingere per questo, se decidiamo di volerlo. Possiamo tutti decidere che siamo stufi di sentire menzogne, di essere manipolati, di essere stufi dello status quo completamente antistorico di segretezza per i potenti e di sorveglianza per tutti gli altri, e possiamo usare la forza del nostro numero per costringerli a cambiare.

E da lì possiamo decidere insieme in che tipo di mondo vogliamo vivere, guidati dalla luce della verità, se verso l’armonia o l’oblio, qualunque cosa accada.

Caitlin Johnstone

Tradotto dall’inglese da Piero Cammerinesi per LiberoPensare

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