Perché sono tutti misericordiosamente cristiani, ma solo per un certo cristianesimo. Perfino la Chiesa ci ha lasciati orfani, di consiglio, di sapienza, di santità. I sacerdoti ripetono filastrocche imparate a memoria negli anni sessanta, come se fossero mantra da mandare giù con l’olio di ricino del ’68, che è l’imposizione violenta dell’illogico. Così, ci ritroviamo con sacerdoti e frati anziani che chiedono consiglio ai laici sul da farsi, vorrebbero in fine dare la Chiesa di Cristo ai laici e levarsi d’impiccio una volta per tutte, per annullarsi nel nichilismo totale delle anime che si distruggono.
Sono tutti accoglienti, come il ministro dell’agricoltura Lollobrigida che ha spiegato a Bruxelles come l’Italia accoglierà quest’anno 500.000 immigrati (giusto per intenderci, l’equivalente di quattro volte abbondanti gli abitanti di Bergamo): però regolari. Perché noi amiamo le cose regolari. Ovviamente incurante del fatto che i suoi elettori 500.000 immigrati l’anno non li vogliono né regolari né irregolari.
Il nichilismo ha vinto.
Non da oggi. I migliori interpreti di questa vittoria sono stati i tanti ragazzi travolti dalla droga e già passati avanti, alcuni ne ho conosciuti, altri sfiorati. Ma chi dice che siano stati cattivi ragazzi? Sono stati semplicemente più consequenti degli altri, che, in un mondo disfatto da ipocriti e maneggioni senza dignità né valori, hanno mentito a se stessi o imbastito una vita vegetale fatta disvalori e falsi miti.
Il nichilismo che si aggira come uno spettro tra di noi nell’indifferenza generale ci porta a un quesito estremo. Posto che l’aspettativa di vita è 78 anni, chi è lo stolto nel paese dei balocchi privo di un vero senso? Chi ha goduto la vita al suo massimo venti o venticinque anni finendo l’esistenza in una tragica overdose oppure chi ha lavorato come un bue cinquant’anni per trascorrerne forse una decina da pensionato senza speranze, di cui la metà facendosela letteralmente addosso in qualche ospizio?
Non resta che cavalcare la tigre.
Non si scende dalla tigre perché il nichilismo ha vinto. Ha vinto nelle scuole e nelle sacrestie darwiniane del progresso messianico, con un risultato letteralmente eutanasico, fisico e metafisico. Lo abbiamo banalmente ogni giorno sotto gli occhi, quando ci capita di guardare una donna che passa, pensando bene prima di sorriderle:
“Bah, si sentirà donna, si sentirà uomo o si sentirà una sardina? Chi siamo noi per giudicare? La messa è finita. Signora, vada in pace”.
Finita la Messa, come finita ogni certezza con la fine del logos (per i credenti adulti anche del Logos), la cosiddetta generazione dell’emancipazione ha emancipato l’uomo dal suo cervello. E a noi, pochi, che non vogliamo adeguarci, perché con certe idee siamo un pochino mammoni, non resta che la malinconia, con un certo dubbio retorico in fondo al cuore di avere ragione, di avere avuto sempre ragione, perché siamo con il logos (e con il Logos).
Matteo Donadoni