L’antroposofia è considerata dall’opinione pubblica generale come una dottrina esoterica, i cui contenuti Rudolf Steiner ha raccolto da antiche vedute gnostiche, mistiche e teosofiche, oltre che dalle proprie speculazioni. In particolare, il giudizio della scienza ufficiale è unanimemente dispregiativo: è tutto tranne che una scienza. Infatti, una scienza dello spirito – se mai esistesse – non potrebbe esistere in linea di principio; al massimo, la fede potrebbe rivolgersi a un mondo spirituale. – Tutti questi giudizi derivano da antipatie, pregiudizi e affermazioni scientifiche dogmatiche spesso alimentate dai media, che qui di seguito si cercherà di confutare*.
Fin dall’inizio, Rudolf Steiner sostenne – anche all’interno della Società Teosofica, di cui fu membro per alcuni anni – che ciò che sosteneva e insegnava a livello di contenuti esoterici era esclusivamente il risultato della propria ricerca sovrasensibile, il cui metodo rigorosamente scientifico non era inferiore per esattezza al metodo scientifico naturale. E con la denominazione di “scienza dello spirito antroposofica” concepì l’antroposofia come un caso speciale di scienza. Questo dimostra che la natura scientifica dell’antroposofia è di fondamentale importanza per Rudolf Steiner.
L’antroposofia non avrebbe ragion d’essere se non fosse in grado di soddisfare il bisogno di chiarezza e certezza scientifica dell’uomo moderno.
La critica alla natura scientifica della scienza dello spirito si basa su un certo concetto di scienza che viene applicato come standard. Il primo passo consiste nell’esaminare se e in che misura questo concetto sia di per sé scientificamente fondato. La scienza pretende di essere una forma di conoscenza garantita dal metodo. Questo presuppone a sua volta un chiarimento sulla questione di cosa sia la conoscenza. Se la formulazione del concetto di scienza include presupposti irrisolti su ciò che si intende per conoscenza, allora questo concetto di scienza è esso stesso non scientifico.
La scienza della conoscenza
La disciplina di base che si occupa della conoscenza della cognizione è l’epistemologia. Di conseguenza, un concetto di scienza può essere fondato solo sulla base dell’epistemologia. Rudolf Steiner lo sapeva bene, perché prima di elaborare l’antroposofia come scienza spirituale in diverse direzioni, ha dedicato quasi vent’anni a elaborare un’epistemologia come fondamento scientifico e l’ha presentata nelle “Linee fondamentali di un’epistemologia della visione del mondo di Goethe”, in “Verità e scienza”, la sua tesi di laurea, e in “Filosofia della libertà”.
Procedeva in modo tale da porre il processo di cognizione come fenomeno davanti allo sguardo interiore ed esaminarlo senza presupposti. Cosa succede in realtà quando affermiamo un qualsiasi tipo di cognizione? C’è sempre qualche fenomeno che si presenta ai nostri sensi e di cui non ci è del tutto chiaro cosa sia. Cominciamo a pensarci e, se va bene, le cose si illuminano. Distinguiamo così due cose essenziali: da un lato, i fenomeni che ci arrivano dall’esterno e, dall’altro, il nostro pensiero, che forma concetti e idee su questi fenomeni e quindi li penetra.
Ecco perché Rudolf Steiner dice:
“L’osservazione e il pensiero sono i due punti di partenza per ogni aspirazione spirituale dell’essere umano”.1
Nella nostra coscienza quotidiana, tuttavia, le due cose confluiscono immediatamente l’una nell’altra nello sforzo inconscio di conoscere. Dobbiamo separarle l’una dall’altra per poterle esaminare nelle loro caratteristiche: i fenomeni di osservazione da un lato e il pensiero dall’altro, in quanto provenienti da due fonti diverse.
Tutte le conoscenze sono prodotti di fusione di elementi che hanno origine nel percepire da un lato e nel pensare dall’altro. Le percezioni da sole, senza la penetrazione mentale, sono completamente prive di determinazione e coerenza, assolutamente insignificanti da sole. È proprio la misteriosità del loro aspetto a lasciarci insoddisfatti e a sfidare l’attività del nostro pensiero. Il pensiero produce concetti come causalità, causa ed effetto, cosa e proprietà o mezzo e fine, attraverso i quali il mondo percettivo appare ordinato. Nel pensare, cogliamo il contenuto, il principio e la connessione delle cose, che esse, in quanto pura percezione, non hanno in sé. Le percezioni le sperimentiamo mediante l’osservazione, mentre la loro essenza nei concetti del nostro pensiero attivo.
Solo attraverso la fusione delle due cose nasce la conoscenza.
Ciò significa che ci troviamo di fronte alla realtà in termini veritieri, ma non nella nostra coscienza fin dall’inizio. Siamo organizzati soggettivamente in modo tale che la realtà delle cose si divide per noi in due parti. Le percezioni che ci vengono trasmesse attraverso i sensi rivelano solo la parte esteriore, l’altra, quella essenziale, la percepiamo, per così dire, con il pensiero. Solo nella fusione delle due cose entriamo nella realtà che esiste al di fuori di noi, ma che per la nostra coscienza è separata in due parti dalla nostra stessa organizzazione.
La misteriosità della percezione come metà della realtà evoca in noi la domanda sull’altra metà mancante.
In effetti, la domanda su quale sia l’essenza di ciò che viene percepito è già un annuncio di pensiero proprio. Il mondo della percezione, così come si presenta inizialmente alla nostra coscienza, non è ancora realtà. Rimane esterno ed estraneo a noi finché ci limitiamo a osservarlo e ci asteniamo dal pensare. Tuttavia, se mettiamo in moto il nostro pensiero, le percezioni cessano di essere al di fuori di noi. A quel punto la loro essenza interiore emerge in noi nei concetti e nelle idee. L’essere interiore della natura entra nell’essere interiore dell’uomo.
Non c’è più alcuna separazione tra noi e le cose. Le cose parlano da sole nei nostri pensieri.
“A chi non raggiunge questa comprensione, gli oggetti del mondo esteriore restano estranei. Non ne sente parlare l’essenza nel profondo del proprio essere; perciò suppone che essa stia nascosta dietro le cose. Crede a un altro mondo esteriore che stia celato dietro a quello della percezione. Ma gli oggetti sono esteriori finché li osserviamo solamente, quando cominciamo a pensare su di essi, cessano di essere fuori di noi, noi ci fondiamo con la loro intima essenza. Il contrasto tra oggettiva percezione esteriore e soggettivo pensiero interiore sussiste per l’uomo solamente finché egli non riconosca la reciproca compenetrazione di questi due mondi. Il mondo interiore dell’uomo e l’interiorità della natura”.2
Percepire e pensare
La conoscenza è quindi l’unione di percezione e concetto. La realtà si fa strada prima di tutto attraverso la conoscenza. Dal mondo interrelato della percezione e del concetto consegue che la conoscenza deve essere sempre aperta alla confutazione dei suoi risultati. Perché le percezioni e i processi di pensiero futuri possono, nella loro combinazione, portare a risultati più differenziati e anche nuovi. Ma queste scoperte non devono essere realmente in contraddizione tra loro, perché ciò sarebbe contrario all’uniformità del mondo concettuale. Devono essere in grado di relazionarsi tra loro. La conoscenza scientifica è quindi altamente evolutiva. Solo se il mondo della percezione potesse essere chiuso, la conoscenza potrebbe essere considerata anch’essa chiudibile e limitata.
Allo stesso tempo, questa epistemologia espone come non scientifiche le visioni della scienza che assumono senza controllo che il mondo della percezione sia una realtà chiusa (realismo ingenuo), o che presentano dualisticamente il mondo della percezione e il mondo dei concetti come due mondi completamente indipendenti che non si sa come unire, e infine l’opinione che al di là della realtà che si percepisce o si pensa, ci siano altri regni della realtà che non si possono mai raggiungere (realismo metafisico).
Le obiezioni alla scienza dello spirito provengono non da ultimo da quelle teorie che si presentano come scienza ma che si basano su epistemologie errate, vale a dire che non sono scientificamente fondate.
Tuttavia, nella misura in cui la scienza naturale, con il suo metodo di osservazioni, esperimenti e calcoli precisi, ha una pretesa sulla realtà, separa i fenomeni, li mette in relazione tra loro nel pensiero e verifica sperimentalmente il risultato concettuale di questo riferimento, in linea di principio il suo procedimento è espressamente confermato da Rudolf Steiner. La metodologia scientifica naturale dell’osservazione, dell’esperimento e della penetrazione concettuale completamente chiara è scientificamente sostenuta dall’epistemologia di Steiner e da lui considerata praticamente esemplare anche per la scienza dello spirito. Per questo ha aggiunto, sotto il titolo del suo libro “La filosofia della libertà”. la nota metodologica:
“Risultati di osservazione animica secondo il metodo delle scienze naturali”
Gli elementi che compongono l’intera conoscenza si ottengono quindi dal percepire e dal pensare. Qualunque cosa diventi oggetto della nostra conoscenza, deve essere percepito da un lato e penetrato dal pensiero dall’altro.
La conoscenza quotidiana e scientifica si basa su questo. Ne consegue che in linea di principio non ci possono essere limiti alla conoscenza. E il fatto che uno sforzo di conoscenza sia scientifico non è fondamentalmente determinato da un certo tipo di oggetto, ad esempio percepibile ai sensi, ma dal fatto che qualcosa possa essere afferrato come percezione e penetrato con concetti corrispondenti.
La scienza dello spirito
Questo pone le basi epistemologiche e scientifiche per una scienza dello spirito. Rudolf Steiner afferma che esiste un mondo spirituale, che in linea di principio è percepibile dagli esseri umani e che le percezioni spirituali possono essere penetrate dal pensiero e indagate secondo le esigenze scientifiche. Contro di essa vengono oggi sollevate le più diverse obiezioni.
– Un mondo spirituale non esisterebbe. – Ma che esista la possibilità di un mondo spirituale non può essere confutato. Non è possibile avanzare alcun argomento logico che possa dimostrarne l’impossibilità. Solo se si potesse censire l’intero contenuto del mondo e stabilirlo, o se il pensiero stesso si dimostrasse contraddittorio, tale obiezione sarebbe possibile da un punto di vista scientifico. Quando Rudolf Steiner afferma l’esistenza di un mondo spirituale, questo non può essere negato a priori, ma bisogna prima confrontarsi con le sue giustificazioni.
– Un mondo spirituale potrebbe esistere, ma non potrebbe essere percepito. – Il fatto che qualcuno o anche un grande gruppo di persone non riesca a percepire qualcosa non è ancora una prova che non sia possibile percepirla. Altre persone potrebbero benissimo avere queste percezioni spirituali. Non bisogna estendere la propria incapacità agli altri senza verificare. Questo non è un approccio scientifico. Rudolf Steiner e altri potrebbero aver avuto queste percezioni.
Se abbiamo o possiamo avere percezioni di qualcosa dipende dal fatto che abbiamo organi di senso per essa. Nel caso di coloro che affermano la percezione spirituale, come Rudolf Steiner, dobbiamo quindi presupporre tali organi di percezione. Gli organi di percezione, tuttavia, sono qualcosa che in linea di principio non appartiene a un solo essere umano e non ad altri, ma verso cui deve esistere almeno una predisposizione generale. Non è possibile che queste siano presenti solo in alcuni casi. Questo è vietato dall’epistemologia indicata sopra. Infatti non si dice che per alcuni il mondo si divide in percezione e concetto, ma per tutti.
Coloro che non hanno ancora percezioni spirituali devono però avere la possibilità di sviluppare gli organi di percezione spirituale che sono predisposti in loro. Infatti, le disposizioni sono caratterizzate dal fatto che possono essere sviluppate in linea di principio, altrimenti non sarebbero disposizioni. In una parte essenziale delle sue spiegazioni scientifico-spirituali, Rudolf Steiner ha presentato un percorso di formazione per lo sviluppo di tali organi di percezione soprasensibili.3
In questo modo soddisfa un criterio della scienza, compresa la scienza naturale, secondo cui per affermare le percezioni bisogna sempre essere in grado di affermare in quali condizioni si possano avere queste percezioni.
Da un punto di vista scientifico, si tratta ovviamente prima di tutto di un’ipotesi. Ma per decidere sulla veridicità di questa ipotesi, non resta che confrontarsi con queste condizioni. Se non lo si fa, si può dire di non aver fatto l’esperimento. Ma allora non si può parlare in modo qualificato della possibilità di formazione di tali organi di percezione e quindi dell’esistenza di tali percezioni e si deve tenere la bocca chiusa.
– Si sarebbe sostenuta l’esistenza di molte percezioni extrasensoriali che si sono rivelate insensate. –
Questo perché manca il necessario allenamento mentale e la corrispondente penetrazione concettuale. Infatti, dalla teoria della conoscenza risulta che la semplice percezione di un mondo spirituale non è ancora conoscenza e non è scienza. Chi comunica tali percezioni non può, se si limita alle sole percezioni, affermare di aver riconosciuto qualcosa. Certamente si parla molto di un mondo spirituale in modo non scientifico. Ma non si può concludere dall’esistenza di un’assurdità che tutti i discorsi su un mondo spirituale siano insensati.
Il fatto che si parli in modo così poco scientifico del mondo spirituale è dovuto, secondo Steiner, soprattutto alla mancanza di formazione scientifica. Lì abbiamo prima le percezioni dirette, possiamo basare i nostri concetti su una base sicura di percezione e praticare il pensiero sistematico. Altrimenti non si è in grado di penetrare nemmeno le percezioni mentali, inizialmente molto più delicate e fugaci, con i concetti corrispondenti. Solo questi operano collegamenti e vedono attraverso le illusioni e le allucinazioni.
Comunicare la scienza dello spirito
Ora, nel rapporto tra percepire e pensare, occorre distinguere tra la procedura dello scienziato ricercatore e la comunicazione della scienza spirituale ad altri che non hanno ancora percezioni spirituali. Il ricercatore ha davanti a sé le percezioni spirituali, che penetra pensando. Si presume che abbia acquisito anche una formazione di pensiero più profonda. Se vuole far conoscere le sue scoperte agli altri, può farlo solo descrivendo i fenomeni e le connessioni spirituali in termini e idee, cosa che Rudolf Steiner ha fatto su vasta scala in numerosi scritti e conferenze. Questi contenuti-pensiero possono essere pensati, compresi e capiti da ogni persona capace di pensare di conseguenza, anche se non ha ancora le percezioni corrispondenti. Dal punto di vista scientifico, ovviamente, queste intuizioni possono avere inizialmente solo il carattere di ipotesi per lui.
Anche chi vuole diventare scienziato spirituale e intraprendere il percorso di formazione per lo sviluppo degli organi di percezione spirituale deve prima studiare, almeno in parallelo, i risultati già ricercati da altri, per allenare il proprio pensiero su di essi in modo di essere all’altezza delle proprie percezioni spirituali che nasceranno in seguito.
Questo non è diverso nelle scienze naturali. Anche in questo caso non ci si trova di fronte a fenomeni immediati, ma a spiegazioni teoriche complesse che devono essere prima elaborate concettualmente. In quanto scienze, anche le scienze naturali procedono nei loro studi dal concetto alla percezione. Se si vuole trasmettere qualcosa agli altri, si presentano prima le connessioni concettuali. A seconda di quanto siano convincenti, si riterrà plausibile o meno che anche certe percezioni corrispondano.
Un altro criterio di plausibilità è che i concetti sono sempre in relazione con altri concetti, sono collegati ad essi. Così, anche tutti i concetti e le idee delle scienze umane devono formare una grande connessione organica, un organismo di pensiero coerente in sé, privo di contraddizioni, dove un pensiero sostiene l’altro, lo sostiene e lo completa per formare un organismo.
Naturalmente, non può esistere un mondo concettuale naturale-scientifico qui e un mondo concettuale spirituale-scientifico là, ma solo uno, perché il mondo è un tutto. Ne consegue che tutte le concettualizzazioni scientifico-spirituali devono concordare con tutte le vere concettualizzazioni scientifico-naturali, per cui la vera scienza spirituale non può mai contraddire la vera scienza naturale.
Anche dal punto di vista epistemologico esiste un solo mondo di percezione, anche se può essere colto da diversi organi sensoriali in diverse sfere, per cui tutte le concettualizzazioni scientifico-spirituali devono essere in armonia con il nostro mondo sensoriale di esperienza.
Se i concetti rappresentano connessioni nel mondo della percezione, hanno un potere esplicativo fondamentale. Possiamo quindi esaminare le concettualizzazioni scientifico-spirituali per vedere in che misura spiegano le connessioni nel nostro mondo sensoriale della percezione. Ciò significa che in ultima analisi devono dimostrare la loro validità offrendo un approccio plausibile alla spiegazione della nostra vita. Anche Rudolf Steiner invita ripetutamente a questo esame costante.
Tuttavia, lo stesso procedimento avviene anche nelle scienze naturali, dove numerose percezioni sono state fatte solo dopo lo sviluppo di determinate teorie; prima in astronomia, poi in microfisica. In questo caso, alcune considerazioni di plausibilità del pensiero hanno portato alla ricerca di determinati contenuti percettivi. I pianeti sono stati scoperti in questo modo.
In sintesi, si può dire che la scienza dello spirito è scienza esattamente nello stesso senso della scienza naturale. La scienza dello spirito, come la scienza naturale, è quindi scienza esattamente nello stesso senso: entrambi gli oggetti sono in linea di principio percepibili, possono essere penetrati con concetti esatti e questi concetti formano una connessione sistematica. Non c’è alcuna differenza metodologica.
E non è l’oggetto, ma il metodo descritto a costituire il concetto di scienza.
In questo contesto, Rudolf Steiner disse:
“Questa scienza spirituale non dipende affatto (…) dal dover mendicare il proprio riconoscimento da parte della scienza naturale o di altre competenze scientifiche”. 4
Sulla peculiarità delle percezioni extrasensoriali
La formazione degli organi di percezione animico-spirituale non è ovviamente un semplice processo tecnico: bastano pochi esercizi e si può già percepire il mondo superiore. Prima che l’anima umana possa formare gli organi da sé, deve cambiare, trasformarsi rispetto al suo stato attuale, in cui è lontana dal mondo spirituale, deve, per così dire, andare verso il mondo che vuole percepire, assimilarsi ad esso. Deve riempirsi di pensieri e sentimenti di ammirazione, riverenza, venerazione verso il mondo e la vita. E poiché tende a un mondo di altissima moralità, è necessario progredire costantemente nella propria vita morale.
Tutte le virtù sono condizioni per lo sviluppo della vita spirituale dell’anima. L’egoismo, la rabbia, la paura, la superstizione, il pregiudizio, la vanità e l’ambizione, ad esempio, sono ostacoli allo sviluppo della conoscenza superiore.
Anche in tutta la vita terrena, la stella polare più alta deve essere quella di tendere solo alla verità e di agire di conseguenza.
Solo sulla base di questi sforzi le meditazioni e gli esercizi speciali per approfondire le facoltà mentali di pensare, sentire e volere, che formano gli organi mentali di percezione, possono funzionare nel modo giusto. In questo senso, si tratta di un processo di sviluppo dell’anima che può richiedere molto tempo, spesso un’intera vita, a seconda delle capacità e della perseveranza già presenti.
Il fondamento scientifico degli ambiti antroposofici pratici
Sulla natura scientifica dell’antroposofia, viene basato anche il fondamento scientifico della pedagogia Waldorf, della medicina antroposofica e della produzione di rimedi, nonché dell’agricoltura biodinamica.
La base scientifica della pedagogia e della medicina antroposofica è la conoscenza soprasensibile dell’essere umano, che ha ampliato la conoscenza sensibile dell’essere umano, l’antropologia, con la conoscenza soprasensibile-spirituale dell’essere umano, l’antroposofia.
L’antroposofia mostra, da un punto di vista sovrasensibile concreto, che l’essere umano non ha solo un corpo fisico, ma anche un corpo di forza vitale (eterico), un corpo di forza animica (astrale) e un’organizzazione spirituale dell’Io, che compenetrano, costruiscono e modellano il corpo fisico.
Negli ambienti della pedagogia tradizionale e soprattutto nel giornalismo denigratorio, questo è sempre oggetto di commenti sprezzanti, che però non indicano altro che sprovvedutezza e mancanza di auto-conoscenza che nascono dall’arroganza materialista.
Infatti, anche un’osservazione imparziale può portare – come è già stato sottolineato più volte in questa sede – alla conclusione che nell’essere umano devono esistere forze soprasensibili che sono effettivamente attive nelle forze del mondo fisico.
Nessuno di questi arroganti è in grado di spiegare come già nella pianta le sostanze minerali dell’ambiente, che lì sono soggette alla gravità, siano costrette in una forma a loro completamente estranea e che agisce proprio in opposizione alla gravità – e così anche negli animali e nell’uomo.
Nessuno di loro, nella loro ristrettezza materialistica, si pone il problema di come, nell’animale e nell’uomo, la materia del corpo fisico, che nel caso della pianta è ancora legata a un luogo della terra, sviluppi uno spazio interiore animico che reagisce al mondo esterno e converte i movimenti animici in movimenti esterni, mostrando così fenomeni che non possono mai essere spiegati dalle regolarità delle sostanze minerali stesse.
E nessuno di loro pensa a come l’uomo, a differenza dell’animale, possa camminare in posizione eretta e abbia così liberato gli arti anteriori dalla necessità di portare con sé il corpo e li abbia trasformati in strumenti di attività culturale. Spiegare questo a partire dai processi della materia significa interrompere ogni pensiero logico-contenutistico.
Il fatto che queste forze vitali, animiche e spirituali, qui sovrasensibilmente attive, possano essere percepite e riconosciute non solo indirettamente nei loro effetti materiali, ma direttamente e immediatamente nella loro natura d’essere sovrasensibile, significa un’enorme espansione della conoscenza dell’uomo da una conoscenza frammentaria, ridotta interamente al fisico, alla completezza dell’essere dell’uomo, che è primariamente animico-spirituale e condensa nel corpo fisico uno strumento terreno, che può essere spiegato concretamente solo dalle componenti animico-spirituali superiori dell’essere dell’uomo.
La pedagogia e la medicina, che sono legate solo alla percezione sensoriale, brancolano fondamentalmente nel buio. Poiché non conoscono i corpi soprasensibili dell’essere umano, non sanno cosa gli stanno provocando con le loro azioni fisiche. Storicamente, il loro tempo è passato. Si sporgono solo dal passato verso il nostro tempo.
L’educazione e la medicina antroposofica, pur con le loro imperfezioni iniziali, sono le discipline del presente e del futuro dell’umanità.
La lotta condotta contro di loro su un ampio fronte è una lotta contro il necessario e sano sviluppo dell’umanità.
Note
* Devo importanti suggerimenti su alcuni aspetti del tema al filosofo e umanista Lars Grünewald, Amburgo.
1 Rudolf Steiner: Introduzione agli Studi Scientifici di Goethe, O.O. 1.
2 op. cit.
3 Rudolf Steiner:
– Come si conseguono conoscenze dei mondi superiori?,
– Teosofia, cap. Il sentiero della conoscenza,
– La Scienza Occulta, cap. Sul raggiungimento della conoscenza soprasensibile.
4 R. Steiner in GA 324
Herbert Ludwig
Tradotto dal tedesco da Piero Cammerinesi per LiberoPensare