1.LA GRANDE APOSTASIA
“Molti abbandoneranno la Fede e il numero dei sacerdoti e dei religiosi che si separeranno dalla vera religione sarà grande”
Uno dei testi biblici più celebri sull’anticristo è la seconda lettera di Paolo ai Tessalonicesi (2Ts 2,1-12), testo in cui l’Apostolo traccia l’identikit dell’uomo dell’anomia, detto anche figlio di perdizione, che si contrappone a Dio e s’innalza sopra tutto ciò che viene detto Dio. Giovanni, nelle sue lettere, ci dice che molti anticristi sono già venuti, che
«sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri» (1Gv 2,19).
Ma nell’ora ultima, ecco l’ultimo anticristo, colui che raggiunge l’apice della malvagità e della menzogna.
L’anticristo è un seduttore che non riconosce l’incarnazione del Messia (1Gv 4,3; 2Gv 1,7), che nega il Padre e il Figlio, come anche che Gesù sia il Messia (1Gv 2,22). È un seduttore, cioè, uno che ammalia con discorsi melliflui e ambigui, che rende la verità un’opinione, mostrandosi addirittura più misericordioso di Dio stesso. Riporto di seguito la traduzione a cura di Giovanna Cheli, preso da “Le lettere di San Paolo. Nuova traduzione e commento”, edito da Cantagalli – Città Nuova, vol. 2, p. 1157:
1Vi esortiamo poi, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e nostra riunione presso di lui, 2 di non lasciarvi facilmente turbare la mente e neppure di essere allarmati, né per una ispirazione, né per un discorso, né per una lettera come se fosse nostra, come se il giorno del Signore sia arrivato. 3Nessuno v’inganni in alcun modo. Perché se non viene prima l’apostasia e non è rivelato l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, 4che si contrappone e che s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio o oggetto di culto, fino ad insediarsi nel tempio di Dio, mostrando se stesso come se fosse Dio . . . 5Non ricordate che essendo ancora presso di voi vi dicevo queste cose? 6E ora conoscete ciò che lo trattiene per essere rivelato a suo tempo. 7Infatti, il mistero dell’iniquità già opera; solo che chi finora lo sta trattenendo sia tolto dal mezzo . . . 8e allora sarà rivelato il senza legge, che il Signore Gesù distruggerà con il soffio della sua bocca e annienterà con la manifestazione della sua venuta, 9la cui venuta è secondo la forza di satana con ogni potenza e segni e prodigi di menzogna 10e con ogni seduzione d’ingiustizia per coloro che si perdono, perché non accolsero l’amore della verità per essere salvati. 11 E per questo Dio manda loro una forza di inganno perché essi credano alla menzogna, 12affinché siano giudicati tutti coloro che non credettero alla verità compiacendosi invece dell’ingiustizia.
In questa lettera, l’Apostolo dice chiaramente che la seconda venuta del Signore, quella che comunemente è chiamata “parusia”, avverrà dopo due avvenimenti intimamente legati: l’apostasia (con l’articolo, in quanto è l’apostasia per eccellenza, quella degli ultimi tempi) e la rivelazione dell’uomo iniquo, cioè, l’ultimo anticristo. Sono due condizioni imprescindibili per il ritorno del Messia. L’invito pressante a non lasciarsi ingannare richiama quello fatto da Cristo stesso in Matteo 24 e Marco 13:
4 Badate che nessuno vi inganni! 5 Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. 6 E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. 7 Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: 8 ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. 9 Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. 10 Molti ne resteranno scandalizzati e si tradiranno e odieranno a vicenda. 11 Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; 12 per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti. 13 Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. 14 Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine. 15 Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele – chi legge, comprenda –, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, 18 e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. 19 In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! (Mt 24,4-19)
La parola apostasia indica allontanamento, defezione, ribellione. L’apostasia è, dunque, la defezione dalla vera religione e costituisce insieme all’eresia e allo scisma uno dei delitti contra fidem. Il Codice di Diritto Canonico così li definisce:
Vien detta eresia, l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa; apostasia, il ripudio totale della fede cristiana; scisma, il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti. (can. 751)
L’eresia genera l’apostasia e, questa, lo scisma. La fine dei tempi, quindi, sarà caratterizzata dall’eresia, la cui accoglienza darà luogo all’apostasia e, infine, allo scisma, cioè, alla separazione tra i veri credenti, fedeli all’insegnamento di Cristo, e gli eretici, i seguaci del falso profeta. Il Catechismo della Chiesa cattolica così sintetizza le dinamiche degli ultimi tempi:
Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il «mistero di iniquità» sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne. (CCC 675)
Questa impostura anti-cristica si delinea già nel mondo ogniqualvolta si pretende di realizzare nella storia la speranza messianica che non può essere portata a compimento se non al di là di essa, attraverso il giudizio escatologico; anche sotto la sua forma mitigata, la Chiesa ha rigettato questa falsificazione del regno futuro sotto il nome di millenarismo, soprattutto sotto la forma politica di un messianismo secolarizzato «intrinsecamente perverso». (CCC 676)
La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest’ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male che farà discendere dal cielo la sua Sposa. Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell’ultimo giudizio dopo l’ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa. (CCC 677)
Sarà il «tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l’abominio della devastazione» (Daniele 12,11), in cui divamperà una crisi di fede senza precedenti, che raggiungerà addirittura i vertici delle istituzioni ecclesiastiche, come preannunciato a La Salette nel 1846:
Molti abbandoneranno la Fede e il numero dei sacerdoti e dei religiosi che si separeranno dalla vera religione sarà grande; persino dei vescovi saranno trovati tra queste persone… Sarà l’ora delle tenebre; la Chiesa passerà una spaventosa crisi… Roma perderà la fede e diverrà la sede dell’Anticristo… La Chiesa sarà eclissata; il mondo sarà in costernazione.
Della grande apostasia parlano anche le profezie di Civitavecchia, ufficiosamente riconosciute da Giovanni Paolo II. Padre Ubodi, teologo cappuccino nonché vicepresidente della Commissione teologica diocesana che ha esaminato le lacrime della Madonna di Civitavecchia, scrive:
Stiamo vivendo «giorni di grande apostasia». Ricordiamo ancora le parole del Papa Giovanni Paolo II: «La cultura europea dà l’impressione di una “apostasia silenziosa” da parte dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse» (Ecclesia in Europa, n. 9). La Madonna parla di «apostasia». È un problema serio. Sembra addirittura che l’apostasia riguardasse anche una parte dei «segreti» di Fatima.[1]
Riguardo a Fatima, il card. Ciappi, che lesse il terzo segreto, in una sua lettera riportata sulla rivista Catholic nel 2002, rivelò:
Nel terzo segreto si profetizza, tra le altre cose, che la grande apostasia nella Chiesa partirà dalla sua sommità. [2]
Dello stesso avviso, il card. Oddi, che già nel 1990 su Il Sabato, dichiarò:
Il Terzo Segreto non ha nulla a che fare con Gorbaciov. La Beata Vergine Maria ci stava mettendo in guardia contro la minaccia dell’apostasia nella Chiesa.[3]
Il gesuita p. Malachi Martin, che conosceva bene il terzo segreto di Fatima, disse che la Vergine era apparsa a Garabandal nel 1961 proprio al fine di rivelare il terzo segreto di Fatima che non fu rivelato nel 1960. Uno dei messaggi di Garabandal afferma che «molti Cardinali, vescovi e sacerdoti sono sulla via dell’inferno e ‘trascinano’ tante anime con loro» e che dopo Giovanni XXIII ci sarebbero stati ancora tre papi (senza contarne uno che sarebbe durato troppo poco) e poi la fine dei tempi. Nella celebre intervista radiofonica del 13 luglio 1998, p. Malachi Martin fece capire che ciò che più spaventava del terzo segreto non erano tanto gli sconvolgimenti della natura quanto una crisi di fede senza precedenti.
Art Bell: Perciò senza minimizzare od esagerare lei mi sta dicendo che nel Terzo Segreto c’è qualcosa di più orribile di quello che ho appena letto.
Malachi Martin: Oh sì, Art, è così. Perché quello che lei ha appena letto è, essenzialmente, è l’attacco furioso delle forze della natura… sicuramente, satana sta camminando, ecc., qualcosa del genere, fra gli uomini… ma, essenzialmente, è come se la natura si rivoltasse contro la razza umana. Questo è, essenzialmente, con tutte queste terribili catastrofi, un castigo, e questa non è l’essenza del Terzo Segreto, e comunque non è la parte spaventosa…
Art Bell: Voglio leggere velocemente ancora alcune cose, Padre, una di un amico australiano, che dice: “Alcuni anni fa, a Perth, un prete gesuita mi ha detto qualcosa di più sul Terzo Segreto di Fatima. Ha detto, fra le altre cose, che l’ultimo papa sarebbe stato sotto il controllo di satana. Papa Giovanni svenne, pensando che avrebbe potuto essere lui. Siamo stati interrotti prima che avessi potuto ascoltare il resto.” Ha qualche commento?
Malachi Martin: Sì. Sembra che stesse leggendo o che gli fosse stato rivelato il testo del Terzo Segreto.
Art Bell: Oh, mio Dio!
Il giornalista Vittorio Messori, che ebbe modo di intervistare l’allora card. Ratzinger e il mariologo Abbé Laurentin, ritiene che dietro al terzo segreto si celi l’apostasia.
In Portogallo, poi, ho esaminato la questione (tanto complessa quanto «pericolosa», per l’attrazione che esercita su visionari o folli) con gli esperti delle apparizioni del 1917 nell’Estremadura. Sulla base, dunque, del dossier autentico di cui si dispone e non delle fantasie apocalittiche che circolano, mi pare di dover concordare con René Laurentin. Il «terzo segreto» non annuncerebbe, dunque (il condizionale è d’obbligo), cataclismi cosmici, ma la crisi della fede, l’apostasia che avrebbe colpito la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II.[4]
Secondo padre Christian Curty o.f.m. del MSM e esorcista, lo scatenamento della grande oscurità – cioè, l’avanzamento dell’apostasia e dell’iniquità – e la potenza dell’anticristo potrebbero giungere al loro culmine dopo la morte di Benedetto XVI, che, stando alle presunte rivelazioni di Garabandal, sarebbe l’ultimo pontefice.
Ebbene nel cuore stesso di questa “oscurità dei Tempi” avrà luogo un grande silenzio (Ap. 8, 1) che si tradurrà nella cessazione di tutti i Segni, le Visioni ed i Messaggi autentici e quindi d’origine soprannaturale, attualmente così numerosi. Da allora non ci saranno più Apparizioni, le Anime privilegiate non avranno più locuzioni, poiché i Messaggi saranno terminati ed il Cielo non darà più Segni.
Ciascuno sarà abbandonato alla sola luce della sua Fede e alla memoria del suo cuore. Poiché lo Spirito Santo, che è la Memoria della Chiesa, ricorderà a chi vorrà ben intenderLo le Parole Sante del Vangelo e questo o quello degli innumerevoli messaggi che il Cielo ha riversato sulla Terra durante gli anni che stanno per finire. Quando si realizzerà questo? … Si possono ricordare due date importanti, una incerta, l’altra già fissata. La data certa e già fissata è quella del Giubileo dell’Anno 2000, che il Papa Giovanni Paolo II non cessa di indicare dall’inizio del suo Pontificato.
Sarà l’Anno del Cristo, l’anniversario dei duemila anni dell’Incarnazione, quindi un anno di Grazia e di Benedizioni. L’altra data, ancora sconosciuta, ma che potrebbe essere assai prossima, è quella della morte del nostro Papa attuale [n.d.r. Benedetto XVI], l’ultimo Papa secondo la profezia di Garabandal, cioè l’ultimo Papa che fa da ostacolo all’Avversario, l’Anticristo, e gli impedisce di manifestarsi (2Ts 2, 6).[5]
Sarebbe, dunque, Benedetto XVI il catechôn, cioè, colui che trattiene il mistero dell’iniquità e che deve essere tolto di mezzo per la manifestazione dell’ultimo anticristo? Chi è mai l’uomo dell’iniquità, il figlio di perdizione di cui parla l’apostolo Paolo?
[1] Ubodi, F., La Madonna di Civitavecchia. Lacrime e Messaggi, Ares, Milano, 2012, p. 104.
[2] Kramer, P., La battaglia finale del diavolo, Good Counsel Publications, 2011, pp. 27-36.
[3] Ibidem.
[4] https://www.vittoriomessori.it/blog/2014/04/24/sul-terzo-segreto-di-fatima-la-censura-del-papa/
[5] Prefazione a JNSR, Testimoni della Croce vol.2 – Inno alla mia chiesa, pp. 15-16.
* * *
2.L’ASTRO DECADUTO, FIGLIO DELLA DISTRUZIONE
L’ultimo anticristo verrà con la forza di satana, che sarà e parlerà in lui.
Nell’articolo precedente abbiamo esaminato il primo dei segni che anticipano, secondo l’apostolo Paolo, la venuta nella gloria del Messia, cioè, l’apostasia. L’altro segno è la rivelazione dell’«uomo iniquo», letteralmente, dell’uomo dell’«anomia», cioè, il senza legge, chiamato anche «figlio di perdizione».
Ripartiamo dalla seconda lettera di Paolo ai Tessalonicesi, nella traduzione a cura di Giovanna Cheli: [1]
Perché se non viene prima l’apostasia e non è rivelato l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, 4che si contrappone e che s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio o oggetto di culto, fino ad insediarsi nel tempio di Dio, mostrando se stesso come se fosse Dio . . . 5Non ricordate che essendo ancora presso di voi vi dicevo queste cose? 6E ora conoscete ciò che lo trattiene per essere rivelato a suo tempo. 7Infatti, il mistero dell’iniquità già opera; solo che chi finora lo sta trattenendo sia tolto dal mezzo . . . 8e allora sarà rivelato il senza legge, che il Signore Gesù distruggerà con il soffio della sua bocca e annienterà con la manifestazione della sua venuta, 9la cui venuta è secondo la forza di satana con ogni potenza e segni e prodigi di menzogna 10e con ogni seduzione d’ingiustizia per coloro che si perdono, perché non accolsero l’amore della verità per essere salvati. 11 E per questo Dio manda loro una forza di inganno perché essi credano alla menzogna, 12affinché siano giudicati tutti coloro che non credettero alla verità compiacendosi invece dell’ingiustizia. (2Ts 2, 3-12)
TIPO E ANTITIPO
Nella sacra Scrittura esistono delle figure (tipi) che ne preannunciano altre (antitipi). Il tipo (túpos) è la prefigurazione profetica di una realtà, che si manifesterà in futuro. Letteralmente, túpos significa calco, copia, figura, di cui l’originale è detto antitipo (antítupos), controfigura, cioè, il modello da cui è tratta la copia. Nelle lettere paoline, alcuni personaggi, episodi e riti dell’AT sono descritti come l’ombra di un corpo, cioè, proiezioni nell’antichità delle realtà ultime: «Queste cose sono ombra di quelle che devono venire, mentre il corpo (la realtà) è di Cristo» (Col 2,17); «Ora tutte queste cose accaddero a loro come figura (tupikõs) e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è giunta la fine dei tempi» (1Cor 10,11). Per tale ragione, gli anticristi che si sono succeduti nella storia costituiscono delle prefigurazioni (tipi) dell’ultimo anticristo (antitipo), colui che si oppone a Cristo giungendo alla massima empietà. Ciò fa sì che le caratteristiche dei primi si possano ritrovare nell’ultimo e i passi biblici, che descrivono questi personaggi del passato, possano riguardare anche l’ultimo anticristo. È per questo che l’Apostolo, descrivendo l’ultimo anticristo, si richiama alla figura di Antioco IV Epifane, che si fece dio e profanò il Tempio, consacrandolo a Giove.
IL DISTRUTTORE
Paolo con pochi tratti delinea un identikit perfetto. Lo chiama «uomo dell’anomia», che potremmo tradurre come «il senza legge» o, meglio, la negazione della legge per eccellenza, cioè, della legge di Dio, quella legge che ci chiede di amare Dio con tutto il nostro cuore, la nostra anima e la nostra mente, e il nostro prossimo come noi stessi. Ma se la forma più alta di amore è la Verità che salva, allora il senza legge tenterà di affogare la Verità nell’opinione, e poiché viene con la «forza di satana», sarà come il padre suo, che era
«omicida fin da principio e non stette nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44).
Con la sua falsità, l’ultimo anticristo ucciderà molte anime.
L’altro titolo «figlio di perdizione» è molto significativo. Il sostantivo greco apôleia vuol dire perdizione, distruzione, da cui deriva Apollyôn, il distruttore, che risponde all’ebraico ‘Abadon, termini che ritroviamo al cap. 9 dell’Apocalisse: «Il loro re era l’angelo dell’Abisso, che in ebraico si chiama Perdizione (‘abadon), in greco Sterminatore (Apollyôn). A scatenare l’abisso sulla terra, secondo il veggente di Patmos, è un «astro caduto dal cielo sulla terra», cui è stata data «la chiave del pozzo dell’Abisso», con cui aprì «il pozzo dell’Abisso» e da questo «salì un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l’atmosfera» (Ap 9,1-2). Cosa si intende per astro caduto dal cielo? Nel rotolo del profeta Isaia, riguardo alla caduta del re di Babilonia, prefigurazione dell’anticristo, si legge:
Come mai sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell’aurora? Come mai sei stato abbattuto a terra, tu che sconfiggevi/uccidevi le genti? Dicevi in cuor tuo: «Salirò nei cieli, sulle stelle di Dio innalzerò il mio trono, mi insedierò sul monte dell’assemblea, nelle parti recondite di Tsaphon. Salirò sulle sommità delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo». E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso! (Is 14,12-15)
La versione aramaica di Isaia traduce e parafrasa: «Come sei caduto dall’alto, tu che eri nobile tra i figli dell’uomo, come la stella del mattino tra le stelle? … Salirò sopra a tutti i popoli, diverrò più alto di tutti loro». N
el libro del Siracide, riguardo al sommo sacerdote Simone, figlio di Onia, è scritto che era «come astro mattutino in mezzo alle nubi» (Sir 50,6). Da questi passi, possiamo intuire che l’astro decaduto altro non sia che un vescovo, che ha perso la sua dignità e santità e che cerca di raggiungere un potere che non gli spetta, innalzandosi sopra gli altri vescovi (stelle) e per questo sarà precipitato nello Sheol, «ai confini della fossa della perdizione». Non è un caso che il titolo «figlio di perdizione» sia stato usato per Giuda (Gv 17,12) l’apostolo (vescovo) che tradì il Maestro. Gli evangelisti dicono che «Satana entrò in Giuda, detto Iscariota» (Lc 22,3; Gv 13,27) e che questo uscì nelle tenebre, di notte (Gv 13,30). Il senza legge, quindi, verrà con la «forza di Satana», poiché Satana è in lui, e verrà «con ogni potenza e segni e prodigi di menzogna e con ogni seduzione d’ingiustizia» e sarà rivelato, cioè, sarà smascherato (da Dio). Le sue menzogne mieteranno vittime, attirando a sé tutti coloro che vorranno prestare ascolto al figlio del «padre della menzogna» – che parlerà in lui – e che saranno sedotti dalla sua ingiustizia e per questo si perderanno, cioè, si uniranno al destino del «figlio di perdizione». Nel momento in cui l’ultimo anticristo si contrappone e s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio o è oggetto di culto, cioè, si fa adorare come fosse una divinità, fino ad insediarsi nel tempio di Dio, mostrando se stesso come se fosse Dio, proprio lì, nel velleitario tentativo di prendere il posto dell’unico Dio, sarà precipitato e il suo corpo «gettato via dal suo sepolcro», poiché avrà «distrutto il suo paese, ucciso il suo popolo» (Is 14,19-20). Egli trascinerà con sé coloro che lo seguiranno, soggiogati dalla forza d’inganno che Dio permette per coloro che rifiutano la verità.
Nell’ «uomo dell’iniquità» e in ciò che lui rappresenta, c’è persino un intento blasfemo, la sua autoesaltazione è tale da volersi «insediare nel tempio di Dio», azione che è propria dell’intronizzazione regale-divina e descrive quindi un’usurpazione: questo personaggio pare un dio, ma non lo è perché si appropria del tempio, un luogo che non gli appartiene. La sua ridicolizzazione è ancora più sottile: l’«uomo dell’iniquità» non suscita un’acclamazione spontanea da parte dei presenti; il quadro di un annunciato strapotere, si trasforma in una scena a dir poco imbarazzante. L’espressione «mostrando se stesso come se fosse Dio» (2,4) ha valore di ipotesi irreale oppure ha valore dichiarativo, in questo caso significherebbe «mostrando se stesso (che): è Dio», cioè «sono Dio!». Egli, in altri termini, deve ricorrere ad un’autoproclamazione, perché i suoi gesti fittizi e inconcludenti non convincono nessuno.[2]
Le sacre Scritture sembrerebbero, dunque, confermare quanto p. Malachi Martin disse alla radio rispondendo a Art Bell (QUI):
Art Bell: Voglio leggere velocemente ancora alcune cose, Padre, una di un amico australiano, che dice: “Alcuni anni fa, a Perth, un prete gesuita mi ha detto qualcosa di più sul Terzo Segreto di Fatima. Ha detto, fra le altre cose, che l’ultimo papa sarebbe stato sotto il controllo di satana. Papa Giovanni svenne, pensando che avrebbe potuto essere lui. Siamo stati interrotti prima che avessi potuto ascoltare il resto.” Ha qualche commento?
Malachi Martin: Sì. Sembra che stesse leggendo o che gli fosse stato rivelato il testo del Terzo Segreto.
Art Bell: Oh, mio Dio!
[1] Le lettere di San Paolo. Nuova traduzione e commento”, vol. 2, Cantagalli – Città Nuova, Siena-Roma, 2019, p. 1157.
[2] Ibidem, p. 1161.
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3.IL MISTERO DEL KATÉCHON
Chi è il katéchon? A chi o a cosa si riferisce l’Apostolo? Una chiave di lettura nell’Apocalisse di Giovanni
Nel precedente articolo, abbiamo esaminato la figura dell’anticristo, l’uomo dell’anomia e figlio della distruzione, che si contrappone (cioè, si pone contro e di traverso) e si innalza (senza riuscirci) «sopra tutto ciò che è chiamato Dio o oggetto di culto». Non bisogna pensare che si sieda su un trono e dica: «Io sono Dio». Insediarsi nel tempio di Dio vuol dire prendere con la forza o l’inganno l’autorità sulla Chiesa (il tempio di Dio) e proferire insegnamenti che vanno contro la parola di Dio, ponendosi così al di sopra della Scrittura. L’anticristo
«insulterà i santi dell’Altissimo [cioè, i veri cristiani che non lo seguono]; penserà di mutare i tempi e la legge. I santi gli saranno dati in mano per un tempo, tempi e metà di un tempo» (Daniele 7,25).
Perché tutto questo, però, abbia inizio, è necessario che sia tolto di mezzo chi lo trattiene, cioè, il katéchon, come leggiamo nella seconda lettera di Paolo ai Tessalonicesi:
6E ora conoscete ciò che lo trattiene [τὸ κατέχον] per essere rivelato a suo tempo. 7Infatti, il mistero dell’iniquità già opera; solo che chi finora lo sta trattenendo [ὁ κατέχων] sia tolto dal mezzo . . . 8e allora sarà rivelato il senza legge – che il Signore Gesù distruggerà con il soffio della sua bocca e annienterà con la manifestazione della sua venuta – 9la cui venuta è secondo la forza di satana con ogni potenza e segni e prodigi di menzogna 10e con ogni seduzione d’ingiustizia per coloro che si perdono, perché non accolsero l’amore della verità per essere salvati. 11 E per questo Dio manda loro una forza di inganno perché essi credano alla menzogna, 12affinché siano giudicati tutti coloro che non credettero alla verità compiacendosi invece dell’ingiustizia (2Ts 2, 6-12). [1]
Chi o cosa è il katéchon? I tessalonicesi sembravano già saperlo, in quanto lo stesso Paolo gliene avrebbe dato spiegazione durante una sua visita. Le interpretazioni per noi restano numerose. Per alcuni, chi trattiene è l’impero romano o il sacro romano impero, per altri, in senso più astratto, lo Stato di diritto. C’è da notare che il termine katéchon compare due volte. Al v. 6, Paolo parla di «ciò che trattiene», al neutro, mentre al v. 7, il participio presente attivo è di genere maschile, «colui che trattiene». Si tratta in entrambe i casi di due impedimenti alla piena manifestazione dell’anticristo e della sua azione malvagia. Molti sono stati i katéchon nella storia, ma, come nel caso dell’anticristo, i katékhon passati non sono che prefigurazioni dell’antitipo. Il katéchon dei tempi ultimi, quindi, non può essere una persona e un’istituzione del passato, che sono solo un riflesso, un anticipo della realtà ultima. Per capire a chi e a cosa l’Apostolo si riferisca, credo sia indispensabile leggere questa lettera alla luce dell’Apocalisse di Giovanni, con cui Paolo condivide alcuni temi chiave, come quello, ad esempio, del figlio della distruzione. Leggiamo cosa scrive il veggente di Patmos al capitolo 11, secondo la traduzione di Ugo Vanni:
E fu data a me una canna simile a una pertica dicendo: «Alzati e misura il tempio di Dio e l’altare e coloro che adorano in esso. E il cortile, quello fuori del tempio, gettalo fuori e non misurarlo poiché fu dato alle genti e calpesteranno la città santa quarantadue mesi. E darò ai due miei testimoni e profetizzeranno per 1260 giorni vestiti di sacco. Questi sono i due olivi e i due lucernieri che stanno proprio davanti al Signore della terra … E quando avranno portato a termine la loro testimonianza la bestia quella che sale dall’abisso farà guerra con loro e li vincerà e li ucciderà. E il loro cadavere sulla piazza della grande città che viene chiamata sotto l’influsso dello Spirito Sodoma e Egitto dove anche il loro Signore fu crocifisso. E guardano dai popoli e tribù e lingue e nazioni il loro cadavere per tre giorni e mezzo e non lasciano che siano posti in un sepolcro i loro corpi. E gli abitanti sulla terra si rallegrano su di essi e fanno feste e si mandano doni gli uni gli altri poiché questi due profeti avevano tormentato gli abitanti sulla terra. (Ap 11,1-4; 7-10)[2]
I due testimoni avevano tormentato gli abitanti della terra, erano, cioè, dei testimoni scomodi. Essi hanno la stessa potenza di Mosè ed Elia, cioè, detengono la legge e la profezia, e il loro potere fa sì che il mondo non insorga contro di loro. Ma ad un certo momento, Dio permette alla bestia che sorge dall’abisso di avere la meglio su di loro, di vincerli e ucciderli, e di esporre i loro corpi al pubblico ludibrio per tre giorni e mezzo, arco temporale che richiama i tre anni e mezzo del dominio di Antioco Epifane, prefigurazione dell’ultimo anticristo. Dopo di che Dio resuscita i due testimoni, chiamati anche i due olivi e i due lucernari. Chi sono questi due testimoni?
Nell’antichità solo la testimonianza di due persone era valida e l’altare, la stele, come anche il popolo di Israele, erano considerati una testimonianza di Dio. Giovanni riprende l’immagine dei due olivi dal profeta Zaccaria (Zc 4,14), dove è scritto: «Questi [i due olivi] sono i due figli dell’olio che stanno davanti al Signore di tutta la terra». Il Targum (bibbia aramaica) traduce «figli dell’olio» con «figli dei grandi», che vuol dire «figli di Dio».[3] In aramaico, la parola miŝəḥā, olio, e molto simile a məŝiḥa, messia, unto, ragion per cui il passo di Isaia «sarà distrutto il giogo davanti all’olio» nel Targum è reso: «le nazioni saranno frantumate innanzi al Messia». L’espressione «figli dell’olio» può indicare anche i discendenti del Messia, cioè, «quelli che custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Ap 12,17).
I due testimoni altro non sono che il piccolo resto del «tempio di Dio e l’altare e coloro che adorano in esso», che stanno davanti a Dio, cioè, che officiano e adorano, e con la loro testimonianza ammoniscono gli abitanti della terra. Il tempio di Dio, in Paolo, designa la Chiesa, mentre l’altare è il luogo dell’offerta per le mani del sommo sacerdote. Non è un caso che il tempio in greco naós, sia di genere maschile, mentre thusiastêrion, sia neutro. Tale lettura sembrerebbe accordarsi con la domanda escatologica di Cristo: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8), che lascerebbe intendere che alla fine dei tempi, venendo meno la fede e la carità di molti cristiani, verrà meno anche il potere della Chiesa (intaccata dal didentro dai suoi stessi figli) quando si sarà compiuta la sua testimonianza, ragion per cui sarà umanamente vinta e uccisa dalla bestia che sale dall’abisso, cioè, da un popolo malvagio in combutta con il diavolo.
A trattenere l’anticristo sarebbero, dunque, l’altare e il tempio di Dio, la Chiesa che adora il Signore e offre il sacrificio (perpetuo) dell’altare davanti al Signore per le mani del sommo sacerdote. Quando verrà meno il sacrificio, cioè, quando si assisterà all’«abominio della desolazione», sarà già stato deposto il legittimo sommo sacerdote, allo stesso modo in cui Antioco IV Epifane (figura del potere contro Dio) depose Onias III nominando al suo posto Giasone, che ottenne la carica dietro pagamento di 440 talenti d’argento e con la promessa di ellenizzare il culto. Sarà il tempo del «pastore idolo», di cui parla il profeta Zaccaria (11,17), cioè, del falso pastore, «il quale sarà e starà dove vorranno i suoi padroni».[4] Dopo di che l’ultimo anticristo si manifesterà e sferrerà l’attacco finale, il più micidiale. Egli sarà «sotto il controllo di Satana» poiché «Satana entrerà in lui» come fece con Giuda e sarà una cosa sola con il padre suo, omicida e bugiardo fin dall’inizio. Verrà, dunque, con una forza d’inganno satanica e con la sua menzogna ucciderà molte anime. Ma il suo potere non durerà molto, poiché sarà distrutto al sopraggiungere improvviso di Cristo.
[1] Le lettere di San Paolo. Nuova traduzione e commento”, vol. 2, Cantagalli – Città Nuova, Siena-Roma, 2019, p. 1157.
[2] Vanni, U., L’Apocalisse di Giovanni, Cittadella Editrice, Assisi, 2018.
[3] Cfr. Cathcart, K. J., Gordon, R. P., The Targum of the Minor Prophets, The Liturgical Press, Collegeville (Minnesota), 1989, p. 195, nota 24.
[4] Maria Valtorta, Quaderni del 1943, Centro Editoriale Valtortiano, Isola del Liri, 2005, p. 557.
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4.BAʿAL, SODOMA E GOMORRA
L’anticristo porta avanti un credo anticristiano che poggia su un’esegesi deformante, sul sacrificio dei bambini e sui peccati di Sodoma e Gomorra.
In un precedente articolo, abbiamo accennato al testo del profeta Isaia sulla caduta del re di Babilonia, una profezia che cela alcuni importanti dettagli sull’ultimo anticristo. Riproponiamo qui il testo con alcuni adattamenti:
Come mai sei caduto dal cielo, Hêlēl ben-Šāḥar? Come mai sei stato abbattuto a terra, tu che sconfiggevi/uccidevi le genti? Dicevi in cuor tuo: «Salirò nei cieli, sulle stelle di Dio innalzerò il mio trono, mi insedierò sul monte dell’assemblea, nelle parti recondite di Ṣāpôn. Salirò sulle sommità delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo». E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso! (Is 14,12-15)
Hêlēl significa «brillante», e ben-Šāḥar «figlio dell’aurora». Molto probabilmente il profeta prende spunto da un mito cananeo, per cui sarebbe meglio tradurre «figlio di Šāḥar». Šāḥar era figlio di El, il dio supremo dell’olimpo cananeo. Innalzarsi sulle stelle di El potrebbe indicare la volontà di Hêlēl figlio di Šāḥar di sopraffare l’intera assemblea divina, cioè, le divinità inferiori e lo stesso El, prendendone il posto. Questo spiegherebbe l’espressione paolina, che definisce l’anticristo come
«colui che si oppone e si innalza su tutto ciò che è chiamato Dio o che è oggetto di culto, fino a sedersi egli stesso nel tempio di Dio, dichiarando se stesso Dio» (2Ts 2,4).
Nell’olimpo cananeo, infatti, le divinità inferiori potevano essere oggetto di culto insieme all’ente supremo (enoteismo).
Ṣāpôn in ebraico vuol dire nord ma qui molto probabilmente si intende il Monte Ṣāpôn, la dimora di Baʿal, dove sorgeva il tempio e la torre dei sacrifici in cui venivano offerti i bambini (cfr. Ger 19,5). È bene ricordare che il profeta usa elementi mitologici in un contesto monoteistico, allo stesso modo in cui noi oggi potremmo rifarci ad un personaggio della mitologia greca per descrivere una persona o un evento.
L’ultimo anticristo cercherà di assaltare il cielo all’insegna di Baʿal, cioè, chiederà il sacrificio umano e, in particolare, dei bambini.
Un altro elemento che caratterizza l’ultimo anticristo lo ritroviamo al cap. 9 dell’Apocalisse, dove si parla di un «astro caduto dal cielo sulla terra», cui è stata data «la chiave del pozzo dell’Abisso», con cui aprire «il pozzo dell’Abisso» e da questo «salì un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l’atmosfera» (Ap 9,1-2).
Seguendo l’interpretazione di alcuni Padri, come san Cesario di Arles e Beda il Venerabile (in linea con Ticonio), l’astro decaduto non è un angelo ma un uomo (o un popolo peccatore) che a causa dei propri peccati esce dalla Chiesa (il cielo) – quindi uno scomunicato, un eretico – aprendo il pozzo dell’abisso per scatenare l’angelo dell’Abisso, lo Sterminatore, cioè, il diavolo. Nel libro dei Numeri (24,17), è scritto: «una stella sorgerà da Giacobbe e uno scettro si alzerà da Israele». La Settanta (Bibbia greca) traduce «scettro», riferito a «stella», con ànthropos, uomo, mentre il Targum (Bibbia aramaica) rende il termine «stella» con «re» e «re potente».
Ricevette la chiave del pozzo dell’abisso, cioè, la potestà del suo cuore, per aprire il suo cuore, al quale il diavolo è congiunto, e a cui non è impedito di compiere la sua volontà. E aprì il pozzo dell’abisso – manifestò il suo cuore senza alcun timore né vergogna di peccare -, e dal pozzo salì un fumo, cioè, salì un popolo che ricopre e oscura la Chiesa, come viene detto: E il sole e l’aria furono oscurati dal fumo del pozzo. Il sole è stato oscurato, dice, ma non è caduto: infatti i peccati degli uomini cattivi o orgogliosi, che vengono commessi qua e là sulla terra, oscurano il sole, cioè la Chiesa, e diffondono a volte l’oscurità sui santi e sui giusti, poiché il numero dei cattivi è tale che a volte i buoni si distinguono appena tra di loro.[1]
L’espressione «come il fumo di una grande fornace» richiama il celebre passo della Genesi, dove si legge che Abramo «contemplò dall’alto Sodoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace» (Gn 19,28).
Benedetto XVI, nel libro-intervista di Peter Seewald, rivela che l’anticristo porta avanti un credo anticristiano che poggia sui pilastri dell’aborto (sacrificio dei bambini) e del matrimonio omosessuale (Sodoma e Gomorra):
Cento anni fa chiunque avrebbe ritenuto assurdo parlare di matrimonio omosessuale. Oggi coloro che vi si oppongono sono socialmente scomunicati. Lo stesso vale per l’aborto e la produzione di esseri umani in laboratorio. La società moderna intende formulare un credo anticristiano: chi lo contesta viene punito con la scomunica sociale. Avere paura di questo potere spirituale dell’Anticristo è fin troppo naturale e occorre davvero che le preghiere di intere diocesi e della Chiesa mondiale vengano in soccorso per resistervi.[2]
Per papa Benedetto, l’anticristo è, inoltre, un grande erudito (astro), che usa l’esegesi per stravolgere il messaggio di Dio, etichettando la vera fede come fondamentalismo:
L’interpretazione della Bibbia può effettivamente diventare uno strumento dell’Anticristo … Oggi la Bibbia viene assoggettata da molti al criterio della cosiddetta visione moderna del mondo, il cui dogma fondamentale è che Dio non può affatto agire nella storia – che dunque tutto ciò che riguarda Dio deve essere collocato nell’ambito del soggettivo. Allora la Bibbia non parla più di Dio, del Dio vivente, ma parliamo solo noi stessi e decidiamo che cosa Dio può fare e che cosa vogliamo o dobbiamo fare noi. E l’Anticristo ci dice allora, in atteggiamento di grande erudito, che un’esegesi che legga la Bibbia nella prospettiva della fede nel Dio vivente, prestandogli ascolto, è fondamentalismo; solo la sua esegesi, l’esegesi ritenuta autenticamente scientifica, in cui Dio stesso non dice niente e non ha niente da dire, è al passo con i tempi.[3]
L’ultimo anticristo, essendo la scimmia di Cristo, sarà anticipato da uno o più precursori. Al cap. 8 dell’Apocalisse (8,10-11), si legge:
Il terzo angelo suonò la tromba e cadde dal cielo una grande stella ardente come una torcia e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. La stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare.
Una stella decaduta, anche qui, indica un uomo potente o «gli uomini grandi che con i loro cattivi costumi e le loro iniquità, cadono dalla Chiesa come dal cielo».[4] Il profeta Geremia, contro i pastori che fanno perire e disperdono il gregge, i sacerdoti empi e a coloro che profetano in nome di Ba’al, annuncia:
Ecco, farò loro ingoiare assenzio e bere acque avvelenate, perché dai profeti di Gerusalemme l’empietà si è sparsa su tutta la terra. (Ger 23,15)
L’assenzio simboleggia, dunque, l’empietà che dilaga, portando con sé amarezza e morte. Nel Deuteronomio (29,17), Mosè comanda:
«Non vi sia tra voi uomo o donna o famiglia o tribù che volga oggi il cuore lungi dal Signore nostro Dio, per andare a servire gli dei di quelle nazioni. Non vi sia tra di voi radice alcuna che produca veleno e assenzio (pikria)».
L’astro decaduto, cioè, «una stella grande ardente come torcia (astēr megas kaiomenos hōs lampas)», richiama ciò che «come una grande montagna di fuoco ardente (hōs oros mega pyri kaiomenon) fu gettata nel mare» (Ap 8,8). Nel libro di Enoch (13,12-16), le «grandi montagne ardenti (hōs orē megala kaiomena)» indicano gli angeli ribelli imprigionati nel deserto che, nell’apocalisse, vengono scagliati nel mare. Sembrerebbe che questi escano dalla loro prigione per invadere il mare – il luogo del caos primordiale, da cui sorge la bestia – e poi risalire per il pozzo dell’abisso.
E, sopra quella spaccatura, vidi un luogo senza firmamento sopra né fondamenta terrestri sotto e, al di sopra, non vi era né acqua né uccelli: era un luogo deserto. [13] E vidi una cosa terribile: colà (vidi) sette stelle come grandi montagne ardenti e come spirito che mi interrogava. [14] E l’Angelo mi disse: «questo è il luogo della fine del cielo e della terra. È la prigione delle stelle del cielo e dell’esercito celeste. [15] Le stelle che si rotolano sul fuoco, e queste, sono quelle che hanno trasgredito l’ordine del Signore fin da prima del loro sorgere perché non sono arrivate al tempo (stabilito per) loro. [16] E (Il Signore) si è adirato contro di esse e le ha imprigionate fino alla fine (assoluzione?) del loro peccato (la quale cadrà?) nell’anno del mistero».[5]
Assenzio (Apsinthos, che ricorre solo in Ap 8,11) è il nome del grande agglomerato di fuoco che cade dal cielo, cioè, esce dalla Chiesa. Si potrebbe trattare di coloro che, attraverso l’esegesi modernista, hanno distrutto la fede di molti, preparando l’avvento dell’ultimo anticristo, che sferra il colpo di grazia e uccide (l’anima di) quelli che avranno ceduto alla sua forza d’inganno.
[1] Cesario di Arles, Commento all’Apocalisse, Paoline, Milano, 2016, pp. 219-221.
[2] Seewald, P., Benedetto XVI. Una vita, Garzanti, Milano, 2020, p. 1203.
[3] Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, Milano, 2007, p. 58.
[4] Cesario di Arles, Commento all’Apocalisse, Paoline, Milano, 2016, p. 217.
[5] Sacchi, P., Apocrifi dell’Antico Testamento, vol. 1, UTET, Milano, pp. 495-496.
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5.AGAMBEN E LE PROFEZIE DI BENEDETTO XVI
Per Agamben, Benedetto XVI avrebbe “rinunciato” al papato per risvegliare la coscienza escatologica e operare nella Chiesa una separazione tra Babilonia e Gerusalemme. Siamo, dunque, all’Apocalisse?
Ne L’ultimo Anticristo 4 – Baʿal, Sacrifici Umani, Sodoma E Gomorra abbiamo esaminato alcune profezie di Benedetto XVI sull’ultimo anticristo, tratte dal libro-intervista di Peter Seewald Benedetto XVI. Una vita. In un altro passaggio del volume, il giornalista, riferendosi al libro Il mistero del male. Benedetto XVI e la fine dei tempi del filosofo Giorgio Agamben, chiede a Benedetto XVI se
«la vera ragione delle sue dimissioni sia stata la volontà di risvegliare la coscienza escatologica», «una prefigurazione della separazione tra “Babilonia” e “Gerusalemme” nella Chiesa».
La risposta del papa non sembra lasciare alcun dubbio:
A proposito delle parabole di Gesù sulla Chiesa, sant’Agostino disse che da un lato molti sono parte della Chiesa in modo solo apparente, mentre in realtà vivono contro di essa, e che, al contrario, al di fuori della Chiesa ci sono molti che – senza saperlo – appartengono profondamente al Signore e dunque anche al suo corpo, la Chiesa. Dobbiamo sempre essere consapevoli di questa misteriosa sovrapposizione di interno ed esterno, una sovrapposizione che il Signore ha esposto in diverse parabole. Sappiamo che nella storia ci sono momenti in cui la vittoria di Dio sulle forze del male è visibile in modo confortante e momenti in cui, invece, le forze del male oscurano tutto.[1]
La separazione tra Babilonia e Gerusalemme, cioè, tra la falsa chiesa e la vera chiesa di Cristo è uno dei segni della fine dei tempi. Nell’udienza generale del 22 aprile 2009, dedicata alla figura di Ambrogio Autperto, Benedetto XVI parla dell’influenza di Ticonio e del suo Liber Regularum, dove il teologo tratta del corpo bipartito del Signore (seconda regola) e del diavolo e del suo corpo (settima regola).
Autperto entra in contatto con l’interpretazione che dell’Apocalisse aveva lasciato l’africano Ticonio, che era vissuto una generazione prima di sant’Agostino. Non era cattolico; apparteneva alla Chiesa scismatica donatista; era tuttavia un grande teologo. In questo suo commento egli vede soprattutto nell’Apocalisse riflettersi il mistero della Chiesa. Ticonio era giunto alla convinzione che la Chiesa fosse un corpo bipartito: una parte, egli dice, appartiene a Cristo, ma c’è un’altra parte della Chiesa che appartiene al diavolo. Agostino lesse questo commento e ne trasse profitto … Possiamo vedere oggi in Ambrogio Autperto una personalità vissuta in un tempo di forte strumentalizzazione politica della Chiesa, in cui nazionalismo e tribalismo avevano sfigurato il volto della Chiesa. Ma lui, in mezzo a tutte queste difficoltà che conosciamo anche noi, seppe scoprire il vero volto della Chiesa in Maria, nei Santi.
Ma che cosa intende Agamben con «risvegliare la coscienza escatologica»? Riguardo alla scelta di Benedetto XVI sembrerebbe configurarsi un contesto apocalittico. Scrive Agamben:
Che la tesi di Ticonio, definito un “grande teologo”, riceva ora la sanzione del vescovo di Roma, non è certo indifferente. E in questione non è soltanto la tesi del corpo bipartito della Chiesa; in questione sono anche e innanzitutto le sue implicazioni escatologiche, cioè la “grande discessio”, la grande separazione fra i malvagi e i fedeli – fra la Chiesa come corpo dell’Anticristo e la Chiesa come corpo di Cristo – che deve avvenire alla fine dei tempi. Proviamo allora a situare la decisione del pontefice in questo contesto teologico, cui indiscutibilmente appartiene. L’abdicazione non può non evocare in questa prospettiva qualcosa come una discessio, una separazione della Chiesa decora dalla Chiesa fusca; e tuttavia Benedetto XVI sa che questa può e deve avvenire soltanto al momento della seconda venuta di Cristo, che è precisamente ciò che la bipartizione del corpo della Chiesa, agendo come katechon, sembra destinata a ritardare.
Ticonio conosce quindi un tempo escatologico, nel quale si compirà la separazione delle due Chiese e dei due popoli: già alla fine del IV secolo, esisteva dunque una scuola di pensiero che vedeva nella Chiesa romana, più precisamente nel carattere bipartito del suo corpo, la causa del ritardo della parusia.
Ciò significa, nel caso della separazione fra i due lati del corpo della Chiesa, che la “grande discessio” di cui parlava il giovane Ratzinger non è un evento soltanto futuro che, come tale, dev’essere separato dal presente e isolato nella fine dei tempi: esso è, piuttosto, qualcosa che deve orientare qui e ora la condotta di ogni cristiano e, in primo luogo, del pontefice.
Situato nel contesto che gli è proprio, il “gran rifiuto” di Benedetto XVI è tutt’altro che un rinvio al futuro scisma escatologico: esso ricorda, al contrario, che non è possibile che la Chiesa sopravviva, se rimanda passivamente alla fine dei tempi la soluzione del conflitto che ne dilania il “corpo bipartito”. […] Ma proprio qui si situa la crisi decisiva: perché il coraggio – questo ci sembra essere il senso ultimo del messaggio di Benedetto XVI – non è che la capacità di mantenersi in relazione con la propria fine.[2]
Stando alle profezie di Garabandal, Benedetto XVI sarebbe l’ultimo papa o, perlomeno, «l’ultimo a rappresentare la figura del papa come l’abbiamo conosciuto finora», usando le parole di Seewald a Benedetto XVI in Ultime Conversazioni. Anche qui la risposta di Ratzinger fu chiara: «Tutto può essere». Se Benedetto XVI chiude un’era e ne apre un’altra, siamo forse giunti alla fine dei tempi? Che sia ancora lui il sommo Pontefice?
[1] Seewald, P., Benedetto XVI. Una vita, Garzanti, Milano, 2020, p. 1208.
[2] Agamben, G., Il mistero del male. Benedetto XVI e la fine dei tempi, Edizioni Laterza, Bari, 2013, p.10 e ss.
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6.L’ULTIMO ANTICRISTO – LA BESTIA DAL MARE
E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e il suo grande potere.
È possibile che Giovanni stesse pensando ai mostri primordiali, quando cominciò a tratteggiare i lineamenti delle due bestie. La prima, quella che sale dal mare – dall’abisso in cui furono gettati gli spiriti malvagi – richiama il Leviathan, il grande mostro marino, «preparato per il giorno della consolazione» (TgPJ Gn 1,21). L’altra, invece, ricorda Behemot (behemah = bestia selvaggia), la bestia primordiale della terraferma. Leviatan e Behemot sono il simbolo delle forze del male che vengono annientate alla venuta del Messia. Nel libro apocrifo di Baruc e nel Midrash dei Salmi, leggiamo:
E Behemot sarà scoperto dal suo posto e Leviatan salirà dal mare, quei due grandi mostri che Io ho creato nel quinto giorno, e saranno tenuti fino a quel tempo. Dopo di che saranno cibo per quelli che sono stati esiliati. (2Bar 29,4)
Prepari per me una mensa (Sal 23,5). Una tavola sulla quale è predisposta la carne del Leviathan, di Behemot e di Ziz dei campi. Hai unto di olio il mio capo. Si riferisce al Re Messia che sarà consacrato con l’olio dell’unzione. Il mio calice trabocca, cioè, il calice della liberazione che è un calice di conforto[1].
La bestia dal mare descritta dal veggente di Patmos, però, richiama anche alle quattro bestie di cui è scritto nel rotolo di Daniele e che simboleggiano quattro imperi. La bestia che sale dal mare ha in sé le caratteristiche delle altre quattro: ha una forza incredibile. Quattro, inoltre, indica i quattro angoli della terra, per cui questa bestia sembra avere un dominio globale, planetario. Le sette teste simboleggiano la totalità della forza vitale, la pienezza dell’intelligenza, la «totalità massima della forza distruttiva» [2] e sono la scimmiottatura dei sette Spiriti di Dio (Ap 3,1). Le dieci corna simboleggiano dieci regni. Dieci è il triangolare di quattro (4+3+2+1= 10) ed indica la collettività anticristica, i re che insorgono contro Dio e il suo Messia (Salmi 2, 110). La bestia, dunque, governa il mondo attraverso le istituzioni politiche che le appartengono e che costituiscono il suo stesso corpo. Scrive san Cesario:
La bestia che sale dal mare significa uomini empi che sono il corpo del diavolo … Il drago le diede la sua potenza: noi vediamo che adesso gli eretici sono potenti nel mondo, loro che hanno la forza del diavolo, come un tempo erano i pagani, ora sono loro a devastare la Chiesa … Un popolo malvagio che nasce da un popolo malvagio… ciò che si produce quando i cattivi figli imitano i genitori molto cattivi.[3]
La bestia dal mare riceve la forza, il potere e il trono dal grande drago rosso, cioè, direttamente dal serpente antico, il diavolo. Il drago ha «sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi» (Ap 12,3); la bestia, invece, ha «dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo» (Ap 13,1). Il drago e la bestia sembrano essere speculari, l’uno di fronte all’altra («sette teste e dieci corna», «dieci corna e sette teste»). La bestia sta di fronte al drago e ne esercita la potestà di padre in figlio. “Stare innanzi”, nel linguaggio biblico, indica l’atteggiamento del sacerdote davanti alla divinità. La bestia, quindi, è il rappresentante del drago sulla terra e gli offre sacrifici. È il prolungamento stesso del diavolo, un popolo empio che sale dall’abisso del male, cioè, è generato dal maligno ed è il suo stesso corpo.
Leviathan è spesso tradotto con drago, e quest’ultimo richiama il Faraone d’Egitto, simbolo del potere politico malvagio, che attacca il popolo di Israele e, infine, la Chiesa. Nel salmo 74,14 è scritto: «Hai frantumato le teste del Leviathan, lo hai dato in pasto ai popoli del deserto». La versione greca traduce: «Tu hai frantumato le teste del drago, lo hai dato in pasto ai popoli Etiopi» (LXXSal 73,14), mentre il Targum rende: «Hai frantumato le teste dei potenti del Faraone, li hai consegnati per la distruzione al popolo della casa di Israele, e i loro cadaveri agli sciacalli» (TgSal 74,14).
La bestia che sale dal mare non è un uomo e, quindi, nemmeno l’anticristo, che, stando all’apostolo Paolo, sarebbe un uomo. La bestia è un ente collettivo, un popolo malvagio che attraverso le sue numerose declinazioni porta avanti un riassetto mondiale anticristico all’insegna del drago rosso.
[1] Braude, W. G., The Midrash on Psalms, vol. 1, Yale University Press, New Haven, 1959, p. 334.
[2] Vanni, U., Apocalisse, libro della Rivelazione, EDB, Bologna, 2009, p. 122.
[3] Cesario di Arles, Commento all’Apocalisse, Paoline, Milano, 2016, p. 263, 311.
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7. L’ULTIMO ANTICRISTO – LA BESTIA DALLA TERRA
E vidi salire dalla terra un’altra bestia che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, ma parlava come un drago. L’avvento della chiesa eretica.
Nel capitolo 12 dell’Apocalisse, è scritto che il grande drago rosso, cioè, il diavolo, trascinava con la sua coda un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. La coda è il simbolo della menzogna, la manipolazione della verità, dunque, dell’eresia. «Il profeta che insegna la menzogna è la coda» (Is 9,15).
Il cielo è la Chiesa e le stelle sono coloro che hanno ricevuto autorità e saggezza per indurre molti alla giustizia (cfr. Daniele 12,3) ma che a causa della loro adesione alla menzogna del drago hanno deviato dalla loro fede, diventando degli eretici. Ora, sono appunto costoro che costituiscono il corpo della bestia che sale dalla terra. Per san Cesario si tratta della Chiesa eretica. Al cap. 8, riguardo alla grande stella ardente che cadde dal cielo come torcia, specifica che si tratta di «persone grandi, di coloro che hanno il potere e la ricchezza», che sono cadute dalla Chiesa, cioè, hanno optato per la menzogna.[1]
La bestia dalla terra ha due corna e voce di drago, cioè, ha le sembianze di Cristo, l’agnello per eccellenza, e l’autorità dei due testamenti (corna), ma parla con la voce del drago, cioè, insuffla la menzogna nei cuori degli uomini. È il falso profeta che si allea con il potere politico totalitario e demoniaco, ricevendone da questo il potere per indurre gli abitanti della terra ad adorare la prima bestia e in lei a rendere culto al drago. Le due corna sono i due Testamenti e richiamano le due cornua, cioè, le due punte della mitria, il copricapo dei vescovi. Esiste, cioè, una Chiesa eretica nelle alte gerarchie ecclesiastiche, come annunciato nelle profezie di Fatima e di Garabandal.
Ed essa aveva due corna come quelle di un Agnello, cioè, i due Testamenti, secondo l’immagine dell’Agnello che è la Chiesa. Ed essa parlava come il drago: questa è la Chiesa eretica, quella che è cristiana solo di nome e che si presenta come l’Agnello per diffondere segretamente i veleni del drago; infatti essa non imiterebbe la somiglianza dell’Agnello se parlasse apertamente. Essa finge adesso uno spirito cristiano per ingannare con più sicurezza gli imprudenti e per questo il Signore ha detto: Guardatevi dai falsi profeti.[2]
Per il valore simbolico della mitra, il papa Innocenzo III (1198-1216) afferma che la mitra significa la conoscenza dell’Antico e del Nuovo testamento. I corni sono i due testamenti: le infule sono, invece, lo spirito e la lettera.[3]
Il falso profeta esercita tutto il potere della bestia dal mare in sua presenza (cioè, dipende interamente dalla bestia) e costringe la terra (ciò che si contrappone al cielo, cioè, alla Chiesa) e i suoi abitanti ad adorarla. Opera grandi prodigi, fino a far scendere fuoco dal cielo sulla terra. Quando Elia volle dimostrare chi fosse il vero Dio e il suo vero profeta, implorò il fuoco dal cielo come segno. Far scendere il fuoco sulla terra vuol dire che il falso profeta usa la propria autorità ricevuta dal Dio in favore della prima bestia, deviando il culto verso la bestia. Si tratta dei segni annunciati nel vangelo di Marco: «Sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti» (Mc 13,22). Far cadere il fuoco dal cielo, vuol dire, secondo San Cesario, far uscire le eresie dalla Chiesa.
E poiché il cielo è la Chiesa, cosa vuol dire far scendere il fuoco dal cielo, se non far cadere le eresie dalla Chiesa? Così come è scritto: Sono usciti da noi ma non erano dei nostri. Infatti, il fuoco scende dal cielo quando gli eretici, che si ritirano come il fuoco dalla Chiesa, perseguitano questa stessa Chiesa. Dunque la bestia con le sue due corna fece in modo che il popolo adorasse l’immagine della bestia, cioè, l’invenzione del diavolo.[4]
I prodigi stupefacenti compiuti dalla bestia dalla terra – tra cui il fuoco dal cielo – sono il segno che precede la venuta dell’ultimo anticristo, che, nell’Ascensione di Isaia, un testo apocrifo dell’Antico Testamento, è chiamato Beliar. Egli sarà un re senza legge (l’uomo dell’anomia di cui parla san Paolo) parlerà come l’Amato, cioè, il Messia, porrà la sua immagine ovunque e trascinerà molti con sé.
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Ed ora Ezechia e Josab, mio figlio, questi sono i giorni del compimento del mondo.
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Dopo che sarà stato consumato, discenderà Beliar, il grande sovrano, il re di questo mondo, che lo governa da quando è stato creato; sì, discenderà dal suo firmamento in sembianze d’uomo, un re senza legge, l’uccisore di sua madre; il quale stesso (anche) questo re.
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Perseguiterà la pianta che i Dodici Apostoli dell’Amato hanno piantato. Dei Dodici uno sarà consegnato nelle sue mani.
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Questo sovrano sotto forma di quel re verrà e verranno e verranno con lui tutte le potenze di questo mondo, ed esse gli daranno ascolto in tutto ciò che egli desidera.
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E alla sua parola il sole sorgerà di notte ed egli farà apparire la luna alla sesta ora.
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E tutto quello che ha desiderato lo farà nel mondo: farà e parlerà come l’Amato e dirà: “Io sono Dio e prima di me non c’è stato nessuno”.
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E tutti i popoli del mondo crederanno in lui.
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E sacrificheranno a lui e lo serviranno dicendo: “Questo è Dio e accanto a lui non ce n’è un altro”.
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E il maggior numero di coloro che saranno stati associati insieme per ricevere l’Amato, si allontanerà dopo di lui.
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E ci sarà la potenza dei suoi miracoli in ogni città e regione.
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Ed egli porrà la sua immagine davanti a sé in ogni città.
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Ed egli porterà il suo dominio per tre anni, sette mesi e ventisette giorni.
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E molti credenti e santi che hanno visto Colui per il quale speravano, che è stato crocifisso, Gesù il Signore Cristo, [dopo che io, Isaia, avevo visto Colui che è stato crocifisso e asceso] e quelli anche che erano credenti in Lui – di questi pochi in quei giorni saranno lasciati come suoi servi, mentre fuggono di deserto in deserto, aspettando la venuta dell’Amato.
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E dopo (mille) trecentotrentadue giorni il Signore verrà con i suoi angeli e con gli eserciti dei santi dal settimo cielo con la gloria del settimo cielo, e trascinerà Beliar nella Gehenna e anche i suoi eserciti.
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Ed Egli darà riposo ai devoti che troverà nel corpo in questo mondo, [e il sole si vergognerà].[5]
[1] Cesario di Arles, Commento all’Apocalisse, Paoline, Milano, 2016, p. 211.
[2] Idem, p. 271.
[3] Aldrighetti, G., Araldica ecclesiastica, http://www.iagi.info/ARALDICA/ECCLESIASTICA/ECCLESIASTICA_05.HTML.
[4] Cesario di Arles, Commento all’Apocalisse, Paoline, Milano, 2016, p. 271.
[5] Testo tratto da http://www.earlychristianwritings.com/text/ascension.html.
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8.L’ULTIMO ANTICRISTO – L’IMMAGINE DELLA BESTIA
E le fu concesso di dare uno spirito all’immagine della bestia affinché parlasse e mettesse a morte chiunque non avesse adorato l’immagine della bestia.
Attraverso i prodigi stupefacenti che le è concesso di fare, la bestia dalla terra induce gli abitanti della terra a fare un’icona alla bestia che sale dal mare. Il falso profeta, attraverso l’eresia (il fuoco dal cielo sulla terra), spinge il mondo all’idolatria, cioè, alla fabbricazione e all’adorazione dell’immagine della bestia.
LA STATUA D’ORO DI NABUCODONOSOR
L’immagine della bestia ricorda la statua d’oro fatta costruire da Nabucodonosor, cui tutti avrebbero dovuto prostrarsi, ma mentre nel racconto del profeta Daniele è il re a comminare la pena di morte, nel brano dell’Apocalisse è la stessa immagine della bestia a parlare e a mettere a morte. È un’immagine vivente, parlante. Tale capacità le viene data dal falso profeta, cioè, dalla bestia dalla terra, la quale la fa foggiare secondo le sembianze della bestia e le imprime uno spirito. La dinamica ricorda la creazione dell’uomo a immagine e somiglianza di Dio e l’insufflazione dello spirito da parte di Dio, che rende l’uomo un «essere vivente» (Gn 2,7), espressione che il Targum Onqelos traduce con «spirito parlante».
SIMULACRUM BESTIAE ADINVENTIO DIABOLI
L’immagine della bestia è un’icona vivente, che incarna e proclama un’immagine morale distorta e una visione del mondo che non rispondono al Vangelo di Cristo. Essa proclama con autorità la dottrina di un popolo malvagio (bestia dal mare), persuade gli uomini, sotto le false spoglie dell’ortodossia, a rendere culto all’uomo anziché a Dio (idolatria) e ha il potere di mettere a morte chi non adora la bestia.
L’immagine della bestia è la punta di diamante del falso profeta e allo stesso tempo anche un re. Sommo sacerdote del culto dell’uomo e sovrano. San Cesario usa l’espressione «simulacrum bestiae», definendolo adinventio diaboli.
Dunque la bestia con le sue due corna fece in modo che il popolo adorasse l’immagine della bestia, cioè, l’invenzione del diavolo.[1]
OGNI SIMULACRO È IDOLO
Isidoro di Siviglia, nella sue Etymologiae sive Origines, spiega che ogni immagine esige il nome di idolo:
I simulacri sono stati così chiamati con riferimento alla similitudine: ricavati dalla mano dell’artista dalla pietra o da altro materiale, essi riproducono, infatti, le sembianze di coloro in onore dei quali sono stati creati. I simulacri, pertanto, hanno ricevuto tale nome o per il fatto di essere somiglianti, o perché opera di simulazione ed immaginazione, ossia, in altre parole, illusori. [7] Degno di nota è l’equivalente ebraico del termine latino: in ebraico, infatti, l’idolo, o simulacro, è chiamato Semel … [11] Il termine idolatria si traduce con sottomissione agli idoli o venerazione degli idoli: il greco λατϱεία, infatti, equivale al latino servitus, ossia sottomissione, che, per quanto riguarda la vera religione, non è dovuta se non all’unico e solo Dio. [12] Come l’empia superbia, sia essa propria di uomini o di demoni, ordina e desidera che tale sottomissione le sia mostrata, così la pia umiltà, di uomini o di angeli santi, non l’accetta quando le viene presentata, rendendo invece manifesto a chi essa sia dovuta. [13] L’idolo è, conformemente al significato originario del vocabolo, un simulacro fatto ad immagine umana e consacrato: εἶδος, infatti, significa in greco immagine, da cui il diminutivo idolum, equivalente del nostro “immaginetta”. [14] Ogni immagine o immaginetta, quindi, esige il nome di idolo: da qui che l’idolatria in ogni sua forma consiste nell’essere asserviti come uno schiavo ad un idolo.
IL PASTORE IDOLO
Dal simulacrum bestiae sembra, dunque, emergere la figura di un re-sacerdote che si pone al di sopra di Dio e della sua Parola, facendosi adorare come un idolo. Il profeta Zaccaria, al riguardo, parla del pastore idolo come la perfetta antitesi del buon/bel pastore, che è Cristo (Gv 10,11):
Quindi il Signore mi disse: «Prendi ancora gli attrezzi di un pastore stolto, poiché ecco, io susciterò nel paese un pastore che non avrà cura di quelle che si perdono, non cercherà le giovani, non curerà le malate, non nutrirà quelle ancora sane; mangerà invece le carni delle più grasse e strapperà loro persino le unghie. Guai al pastore idolo che abbandona il gregge! Una spada colpisca il suo braccio e il suo occhio destro. Tutto il suo braccio si inaridisca e tutto il suo occhio destro resti accecato». (Zc 11,15-17)
UN RE ABILE NELL’INTRIGO E NELL’AMBIGUITÀ
Immediato è il richiamo al figlio di perdizione e all’uomo dell’anomia di cui parla san Paolo ai Tessalonicesi. Si tratta dell’ultimo anticristo, che sorgerà quando il male giungerà al suo culmine ma che sarà stroncato dall’intervento divino, dopo essere insorto contro Dio.
Quando l’empietà avrà raggiunto il colmo, sorgerà un re dalla faccia tosta, abile nell’intrigo/nel parlare ambiguo. La sua potenza si rafforzerà, ma non per forza propria; causerà inaudite rovine, avrà successo nelle imprese, distruggerà i potenti e il popolo dei santi. Per la sua astuzia, la frode prospererà nelle sue mani, si insuperbirà in cuor suo e con noncurante facilità farà perire molti: insorgerà contro il principe dei prìncipi, ma verrà spezzato senza intervento di mano d’uomo. (Dn 8,23-25)
IL MARCHIO DELLA BESTIA
Il simulacro della bestia ha un potere sconfinato. Non solo decide chi vive e chi no, ma dispone di una forza oppressiva totalitaria. L’ultimo anticristo fa sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevano un marchio sulla mano destra e sulla fronte, e che nessuno possa comprare o vendere senza avere tale marchio, che è il nome della bestia o il numero del suo nome.
Come Dio segna i suoi eletti con il suo sigillo spirituale, così l’anticristo marchia con il nome della bestia tutti quelli che non sono iscritti nel libro della vita. Imprimere il marchio con il nome di qualcuno vuol dire rendere schiavi.
MARCHIO = IDOLATRIA
Riceve il marchio della bestia sulla fronte e sulla mano vuol dire aderire alla mentalità, all’immagine morale distorta proclamata dall’anticristo all’insegna della bestia, e agire secondo gli ordini della bestia e dell’anticristo. Non è un segno visibile. Ricevere il marchio significa diventare idolatri e prendere parte al corpo della bestia per appartenergli totalmente. Chi riceve il marchio della bestia subisce la punizione degli idolatri, secondo la tradizione profetica-apocalittica:
Chiunque adora la bestia e la sua statua, e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, anch’egli berrà il vino dell’ira di Dio, che è versato puro nella coppa della sua ira, e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell’Agnello. Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome. (Ap 14,9-11)
Nel linguaggio biblico, gli estremi indicano totalità: piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi sono estremi che delineano l’età, lo stato sociale, i diritti politici. Il potere dell’ultimo anticristo è trasversale, copre tutto il vivere umano. Anche «comprare e vendere» indica nei suoi estremi la vita sociale e economica. Chi non ha il marchio, chi non aderisce alla falsa morale della bestia e non agisce secondo i suoi dettami, è bandito dalla vita civile.
[1] Cesario di Arles, Commento all’Apocalisse, Paoline, Milano, 2016, p. 271.
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9. L’ULTIMO ANTICRISTO – ΧΞΣ IL NUMERO DELLA BESTIA
Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: è infatti un numero d’uomo, e il suo numero è seicentosessantasei.
Il marchio della bestia è lo stesso marchio dell’anticristo. Egli è il punto di contatto tra la bestia che sale dal mare e la bestia che sale dalla terra, che lo genera a immagine della prima. L’ultimo anticristo è parte della seconda bestia, infeudata alla bestia dal mare, ed esprime le sembianze della prima. Il marchio della bestia risponde al suo stesso nome o al numero del suo nome. Il nome indica la realtà più profonda dell’essere. Avere il nome di un altro marchiato sulla propria pelle vuol dire appartenergli totalmente.
Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: è infatti un numero di uomo, e il suo numero è seicentosessantasei (ΧΞΣ). (Ap 13,16-18)
IL NUMERO DELLA BESTIA È IL NUMERO DELL’ANTICRISTO
Il soggetto di questo passo è la bestia dalla terra, dato che questo il verbo poiei è all’indicativo presente, ma a far sì che tutti ricevano il marchio può benissimo essere anche l’ultimo anticristo, essendo stato generato dal falso profeta ad immagine della bestia che sale dal mare. Nel racconto di Daniele, sono «alcuni caldei» che vanno a denunciare i giudei al re Nabucodonosor per non essersi prostrati davanti alla statua d’oro. È il re, infine, che condanna a morte. Inoltre, dal momento che l’immagine della bestia vuole essere idolatrata e mette a morte chiunque si sottragga a tale culto, è lecito pensare che sia proprio questa che, in ultima istanza, spinga alla marchiatura, cioè, all’idolatria.
Chi porta il nome della bestia o il numero del suo nome è un idolatra, cioè, qualcuno che fa di sé un idolo, come anche di questo mondo e dei suoi piaceri. Ora, il nome della bestia è anche il nome dell’ultimo anticristo, che ne è l’immagine, come del resto il suo numero: 666.
GEMATRIA
Molte sono state le interpretazioni di questo numero. C’è chi, ricorrendo alla gematria, ha visto nel 666 la somma delle lettere che compongono il nome di Nerone Cesare o la somma del sostantivo greco thērion (bestia) traslitterati in ebraico, o altri nomi sottoposti al medesimo processo. Altri hanno visto nel 666 il triplice assalto alla perfezione (dimenticando, forse, che i numeri arabi ancora non esistevano), etc. Il problema, però, è che ricorrendo alla gematria (cioè, sommando i valori delle lettere che compongono un nome) non si troverà mai una soluzione. In secondo luogo, non è chiaro se il computo debba avvenire secondo le lettere dell’alfabeto ebraico (la lingua sacra del Tempio) o greco (la lingua in cui è scritta dell’Apocalisse). Giovanni ci dice che per calcolare il numero della bestia occorrono all’ascoltatore sapienza (sophia) e intelligenza (nous), per cui il numero deve essere compreso alla luce della tradizione biblica.
NUMERI TRIANGOLARI
666 è un numero d’uomo. Adamo fu creato il sesto giorno, per cui 6 è un numero d’uomo. Il quadrato di 6 è 36, il quale è anche il triangolare di 8. Il numero triangolare è pari alla somma di tutti i valori che precedono il numero di riferimento, compreso questo. Il triangolare di 8, quindi, è pari a 1+2+3+4+5+6+7+8 = 36.
Se prendiamo un abaco e disponiamo un anello nella prima riga, due anelli nella seconda riga, tre anelli nella terza, etc., proseguendo allo stesso modo fino all’ottava riga, si configura un triangolo composto da 36 anelli. In termini analitici, è possibile determinare un numero triangolare secondo la seguente funzione: y = (x²+x)/2. Nel nostro caso, y = (64+8)/2= 36. La funzione può essere semplificata così: [x(x+1)]/2, cioè, il numero di riferimento moltiplicato per il suo successivo, diviso 2. Ad esempio, y = (8×9)/2= 36.
Ma 36 è soprattutto il quadrato di 6. Come 144.000 indica la totalità della Chiesa (12 x 12, cioè, il numero dei patriarchi per il numero degli apostoli, per 1000 che è l’eternità), allo stesso modo possiamo vedere il 36 come la società umana rinchiusa nel proprio limite creaturale. Il triangolare di 36 è pari a 666, che potrebbe indicare la totalità degli uomini che confidano in loro stessi, disprezzando Dio e mettendosi al suo posto, cioè, vivendo come se Dio non ci fosse e facendo legge a sé.
L’ORO DI SALOMONE
Il numero 666 – che, sia in ebraico che in greco, è indicato come 600 60 6 – lo troviamo nel primo libro dei Re (1Re 10,14) e nel secondo libro delle Cronache (2Cr 9,13) in riferimento alla quantità di oro che ogni anno giungeva alla corte del re Salomone: 666 talenti d’oro, una cifra immensa! Salomone ricevette la sapienza da Dio ma, poi, confidando in se stesso divenne un re idolatra e innalzò altari a Astarte, Milchom, Moloch e Chemosh.
YĔRÎMÔT
Nel primo e nel secondo libro delle Cronache (1Cr 7,7-8; 25,4; 25,22; 27,19; 2Cr 31,13), tra le genealogie, compare il nome di un certo Yĕrîmôt, che significa «Egli è l’altissimo» e il cui valore numerico è pari a 666. La bestia, infatti, si pone al posto di Dio e di essa gli adoratori del drago, cioè, del diavolo, dicono: «Chi è simile alla bestia?», espressione antitetica al nome Mîkāʾēl, che vuol dire: «Chi come Dio?». Il numero della bestia è lo stesso numero dell’ultimo anticristo, il quale ne è l’immagine, cioè, «l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, che si contrappone e che s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio o oggetto di culto», colui che prova a salire sulle sommità delle nubi e farsi uguale all’Altissimo, e che invece sarà precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso (Is 14,12-15).
ʾEHĔYE ʾĂŠER ʾEHĔYE
Un’altra particolarità del numero 666 è che esso è il doppio di 333, il quale non è un numero qualsiasi. Nel libro dell’Esodo (Es 3,14), Dio rivela a Mosè il suo Nome: «Ego sum qui sum», che in ebraico suona: ʾehĕye ʾăšer ʾehĕye (אֶֽהְיֶ֖ה אֲשֶׁ֣ר אֶֽהְיֶ֑ה). Ognuna di queste tre parole comincia con la lettera aleph (א), la prima lettera dell’alfabeto ebraico, con valore aritmetico pari a 1 ed è l’iniziale di ʾeḥāḏ (אֶחָֽד), uno, che esprime l’unità e unicità di Dio.[1] Calcolando il valore numerico delle lettere (gematria) che compongono ALePH (אלף) si ottiene 111, che moltiplicato per tre dà 333, il numero di Dio. Le tre aleph richiamano quelle che la tradizione rabbinica chiama i tre gradi della divinità. Esse rispondono alle tre emanazioni (o sefirot) dell’unica sostanza divina: Keter Elyon (Corona suprema), Ḥochma (Saggezza, Principio), Binah (Prudenza).
Il numero 666 esprime, dunque, la volontà dell’uomo di ergersi al di sopra del suo creatore, usurpandone il posto e facendosi adorare come Dio, lo stesso peccato di superbia commesso dal grande drago rosso, cioè, il diavolo. Ciò non significa che la somma delle lettere che compongono il nome dell’anticristo non possa dare 666. Qualora fosse così, potremmo conoscerlo solo ex post, cioè, quando egli sarà manifestato. ››
[1] Per ulteriori approfondimenti vedi Il Messia nascosto. Profezie bibliche alla luce della tradizione ebraica e cristiana, Cantagalli-Chirico, Siena-Napoli, 2019, p. 19.
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10.L’ULTIMO ANTICRISTO – LE PROFEZIE DI ANNA KATHARINA EMMERICK
La falsa chiesa guidata da un falso papa viene infiltrata da una setta segreta, che astutamente attacca la Chiesa di Pietro da ogni lato, distruggendola dal didentro.
Nei precedenti articoli abbiamo esaminato alcune delle antiche profezie sull’ultimo anticristo e la grande apostasia. Per quanto siano le Scritture l’unica fonte autorevole per i credenti, credo non si possa non tener conto anche delle rivelazioni concesse ai cosiddetti veggenti, ovvero coloro che per divina concessione prevedono gli eventi che potrebbero accadere in futuro se l’umanità non cambia mentalità. Tra queste voglio presentarne alcune, che credo siano fondamentali per capire i tempi che stiamo vivendo. La profezia privata non è vincolante ma può essere un valido aiuto per rileggere le antiche profezie da una diversa prospettiva o anche per ricordarne il valore e il significato primordiale ormai dimenticato.
Benché siano molte, riporterò qui solo alcune profezie, tra cui quelle della beata Anna Katharina Emmerick, monaca cristiana e mistica tedesca, che vide i tempi ultimi della Chiesa. La mistica parla di due papi e due chiese, una vera e l’altra contraffatta e idolatrica. Il richiamo al corpo bipartito della Chiesa di Ticonio è chiaro. La falsa chiesa guidata da un falso papa è stata infiltrata da una setta segreta, che astutamente attacca la Chiesa di Pietro da ogni lato, distruggendola dal didentro.
DUE PAPI E DUE CHIESE…
13 maggio, 1820. Ieri sera, dalle undici alle tre, ho avuto una visione meravigliosa di due chiese e due Papi e una varietà di cose, antiche e moderne…
Quando ho assistito a questa visione anche nei minimi dettagli, ho visto di nuovo il Papa attuale e la chiesa oscura del suo tempo a Roma. Sembrava essere una grande e vecchia casa come un municipio con colonne davanti. Non vidi nessun altare in essa, ma solo panche, e nel mezzo qualcosa come un pulpito. Si predicava e si cantava, ma nient’altro, e solo pochissimi vi partecipavano. Ed ecco, uno spettacolo davvero singolare! Ogni membro della congregazione tirava fuori dal suo petto un idolo, lo metteva davanti a sé e lo pregava. Era come se ogni uomo tirasse fuori i suoi pensieri o le sue passioni segrete sotto l’apparenza di una nuvola scura che, una volta fuori, prendeva una forma definita. Erano precisamente figure come quelle che avevo visto al collo della sposa illecita nella Casa Nuziale, figure di uomini e di animali.
IL FALSO PAPA E I CULTI IDOLATRICI
Poi ho visto la connessione tra i due Papi e i due templi. Mi dispiace di aver dimenticato i numeri, ma mi fu mostrato quanto l’uno fosse stato debole in aderenti e sostegno umano, ma quanto forte nel coraggio di rovesciare tanti dei (ne conoscevo il numero) e di unire tante forme diverse di culto in una sola; e, al contrario, quanto forte nei numeri e tuttavia quanto irresoluto nell’azione fosse l’altro poiché, autorizzando l’erezione di falsi templi, aveva permesso che l’unico vero Dio, l’unica vera religione si perdesse tra tanti falsi dei e false religioni.
Mi è stato anche dimostrato che quei pagani adoravano umilmente divinità diverse da loro e che sarebbero stati disposti ad ammettere in tutta semplicità l’unico Dio, la Santissima Trinità. Il loro culto era preferibile a quello di coloro che si adorano in mille idoli ad esclusione totale di Nostro Signore. Il quadro era favorevole alle prime epoche, perché in esse l’idolatria era in diminuzione, mentre ai nostri giorni è proprio il contrario.
LA CHIESA ERETICA E LA SETTA SEGRETA
Vidi le conseguenze fatali di questa chiesa contraffatta; la vidi aumentare; vidi gli eretici di tutti i tipi affluire alla città. Vidi la sempre maggiore tiepidezza del clero, il cerchio delle tenebre che si allargava sempre più. E ora la visione diventava più estesa. Vidi in tutti i luoghi i cattolici oppressi, infastiditi, limitati e privati della libertà, le chiese erano chiuse, e una grande miseria prevaleva ovunque con guerra e spargimento di sangue. Vidi gente rozza e ignorante opporre una violenta resistenza, ma questo stato di cose non durò a lungo.
Di nuovo vidi in visione San Pietro minata secondo un piano escogitato dalla setta segreta mentre, allo stesso tempo, era danneggiata dalle tempeste; ma fu liberata nel momento di maggiore angoscia. Di nuovo vidi la Beata Vergine che stendeva il suo manto su di essa. In quest’ultima scena, non vidi più il Papa regnante, ma uno dei suoi successori, un uomo mite, ma molto risoluto, che sapeva legare a sé i suoi sacerdoti e che allontanava da sé i cattivi. Ho visto tutte le cose rinnovate e una chiesa che si estendeva dalla terra al cielo.
Ho visto che l’angoscia della Chiesa scaturisce da tradimenti, omissioni e negligenze; e, sebbene la miseria sia grande qui da noi, è ancora più grande in altri luoghi. Ho visto i preti nelle taverne, in cattive compagnie, e i loro parrocchiani morire senza i Sacramenti; e di nuovo ho avuto una visione di come la setta segreta attacca astutamente la Chiesa di Pietro da tutte le parti. Usavano ogni sorta di attrezzi e correvano qua e là con le pietre rotte; ma dovevano lasciare l’altare in piedi, non potevano portarlo via. Li ho visti profanare e derubare una statua di Maria.
TRIONFO FINALE
Quando vidi San Pietro in questo stato di rovina e tanti ecclesiastici che lavoravano, anche se segretamente, alla sua distruzione, fui così sopraffatta che gridai ardentemente a Gesù per avere pietà. Allora vidi il mio Sposo Celeste davanti a me sotto forma di un giovane. Mi parlò a lungo. Mi disse che questa traslazione di San Pietro significava che la Chiesa sarebbe apparentemente caduta in totale rovina; ma che, poggiando su questi sostegni, sarebbe risorta. Anche se rimanesse un solo cristiano cattolico, la Chiesa trionferebbe di nuovo, poiché le sue fondamenta non sono state gettate nell’intelletto o nei consigli degli uomini. Non era mai stata senza membri che pregavano e soffrivano per lei. Mi mostrò tutto ciò che Egli stesso aveva sopportato per lei, quale efficacia aveva conferito ai meriti e alle fatiche dei martiri, e terminò dicendo che avrebbe sopportato tutto di nuovo se gli fosse stato possibile soffrire di nuovo. Mi mostrò anche, in innumerevoli immagini, i miserabili obiettivi dei cristiani e degli ecclesiastici in tutto il mondo. La visione si allargò, si estese, fino ad abbracciare il mio paese; e allora Gesù mi esortò alla perseveranza nella preghiera e nella sofferenza espiatoria. Era un quadro indicibilmente grande e doloroso. Non posso descriverlo! Mi è stato anche detto che pochissimi cristiani, nel vero senso del termine, si trovano al giorno d’oggi e che gli ebrei dei nostri giorni sono puri farisei, anche se ancora più ostinati; solo il popolo di Giuditta in Africa appartiene agli antichi ebrei. Sono molto afflitto per quello che ho visto![1]
[1] The Life and Revelations of Anne Catherine Emmerich, II vol.,Tan Books, 2013, pp. 208-211; 477.
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11.L’ULTIMO ANTICRISTO – UN GRANDE UMANITARIO, PACIFISTA, EUROPEISTA, ECOLOGISTA ED ECUMENISTA
Identificherà la tolleranza con l’indifferenza verso quel che è giusto e quel che è sbagliato; incoraggerà i divorzi con l’inganno secondo cui una nuova unione è “vitale”. La sua religione sarà la fratellanza senza la paternità di Dio, ingannerà perfino gli eletti.
Sulla figura dell’ultimo anticristo molti hanno predicato e scritto alla luce della Scrittura. Un sermone rimasto nella storia è quella dell’arcivescovo di Newport Fulton Sheen, andato in onda nel 1947, durante la trasmissione radiofonica Light Your Lamps, con il titolo Signs of Our Times. L’intervento fu, poi, riproposto nel volume Communism and the Conscience of the West del 1948.
Per il celebre telepredicatore, l’ultimo anticristo sarà un uomo affabile, un grande umanitario, difensore della pace. Creerà una controchiesa, in cui non esiste il peccato, dove il bene e il male sono la stessa cosa. Cristo sarà per lui solo un grande uomo venuto a liberarci dalla superstizione e dal fascismo. La sua religione sarà la fratellanza universale senza la paternità di Dio e con questa distruggerà la vera religione.
L’Anticristo, però, non sarà chiamato così, altrimenti non avrebbe seguaci. Non indosserà calzamaglie rosse né vomiterà zolfo, né impugnerà una lancia né agiterà una coda con la punta a forma di freccia come il Mefistofele nel Faust.
La sua logica è semplice: se non c’è un paradiso, non c’è alcun inferno; se non c’è un inferno, non c’è alcun peccato; se non c’è il peccato, non c’è alcun giudizio, e se non c’è un giudizio allora il male è bene e il bene è male. Ma al di là di queste descrizioni, Nostro Signore ci dice che egli sarà molto simile a Lui, che ingannerà perfino gli eletti – e di sicuro nessun diavolo di quelli che abbiamo visto nei libri illustrati riuscirebbe a ingannare gli eletti.
In che modo egli verrà in questa nuova era per convincerci a seguire il suo culto? Verrà travestito da Grande Umanitario; parlerà di pace, prosperità e abbondanza non come mezzi per condurci a Dio, ma come fini in sé. Scriverà libri su una nuova idea di Dio adatta ai modi di vivere della gente; diffonderà la fede nell’astrologia in modo da incolpare per i nostri peccati non la nostra volontà, ma le stelle; spiegherà psicologicamente la colpa in termini di sesso represso, farà sprofondare gli uomini nella vergogna se gli altri uomini diranno che non sono di mente aperta e liberali; identificherà la tolleranza con l’indifferenza verso quel che è giusto e quel che è sbagliato; incoraggerà i divorzi con l’inganno secondo cui una nuova unione è “vitale”; accrescerà l’amore per l’amore e diminuirà l’amore per la persona; invocherà la religione per distruggere la religione; parlerà perfino di Cristo e dirà che è stato il più grande uomo che sia mai vissuto; dirà che la sua missione è liberare gli uomini dalla schiavitù della superstizione e dal fascismo, che baderà di non definire mai.
Ma in mezzo a tutto il suo apparente amore per l’umanità e alle sue chiacchiere su libertà e uguaglianza, avrà un grande segreto che non rivelerà a nessuno: non crederà in Dio. Poiché la sua religione sarà la fratellanza senza la paternità di Dio, ingannerà perfino gli eletti. Istituirà una controchiesa che sarà una scimmiottatura della Chiesa perché lui, il diavolo, è la scimmiottatura di Dio. Essa sarà il corpo mistico dell’Anticristo e a livello esteriore ricorderà la Chiesa come corpo mistico di Cristo. In un disperato bisogno di Dio, indurrà l’uomo moderno nella sua solitudine e frustrazione a morire dalla voglia di entrare a far parte della sua comunità, la quale darà all’uomo uno scopo più grande senza bisogno di correzione personale né di ammettere la propria colpa.[1]
Per l’arcivescovo di Newport, sarebbe presto arrivato un tempo di grande prova, una grande crisi, per fermare l’empietà, che altrimenti si protrarrebbe sempre di più, in quanto «Dio non permetterà che l’ingiustizia diventi eterna». In secondo luogo, la crisi è necessaria «per prevenire una identificazione sbagliata tra la Chiesa e il mondo», o, come direbbe san Cesario di Arles, per separare i buoni e i cattivi che sono nella Chiesa. Questa crisi si manifesterà come una «battaglia tra assoluti».
Noi che siamo stati inviati per fondare un ospedale siamo stati infettati dalla malattia, e dunque abbiamo perduto il potere di guarire. E poiché l’oro è mescolato a una lega, tutto dev’essere gettato nella fornace affinché lo scarto sia bruciato. Il valore della prova sarà di distinguerci. Una catastrofe deve giungere per rifiutarci, disprezzarci, odiarci, perseguitarci, e allora, allora potremo marcare la nostra lealtà, affermare la nostra fedeltà e dichiarare dalla parte di chi stiamo. Diminuiremo in numero, ma aumenteremo in qualità. Non è per la Chiesa che temiamo, ma per il mondo. Tremiamo non perché Dio potrebbe essere scalzato dal trono, ma perché potrebbe regnare la barbarie.
Vladimir Solov’ëv, ne Il Racconto dell’Anticristo (1899), presenta l’ultimo anticristo come un europeista, pacifista, amico degli animali e grande ecologista (e, forse, oggi si potrebbe dire anche “vaccinista”), addirittura più misericordioso di Cristo stesso («Cristo ha portato la spada, io porterò la pace»).
Il card. Biffi, uomo di grande cultura e spiritualità, nell’agosto del 1991, commentando il libro di Solov’ëv, spiegava:
Infine l’Anticristo si dimostrerà un vero ecumenista capace di dialogare con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza. Convocherà i rappresentanti di tutte le confessioni cristiane in un concilio ecumenico da tenere sotto la sua presidenza. La sua azione mirerà a cercare il consenso di tutti, non conducendo tutti alla Verità, ma attraverso la concessione dei favori concretamente più apprezzati. L’Anticristo dirà: se non siete capaci di mettervi d’accordo, metterò d’accordo io tutte le parti, dimostrando a tutti il medesimo amore, la medesima sollecitudine per soddisfare la medesima aspirazione di ciascuno.
L’Anticristo riesce a convincere la massa dei cristiani ad eccezione di un gruppetto di cattolici con a capo il papa Pietro II, una esiguo numero di ortodossi con a capo la starez Giovanni, ed alcuni protestanti che si esprimono per bocca del prof. Pauli. Questi resisteranno al fascino dell’Anticristo. Queste minoranze riusciranno a raggiungere l’ecumenismo della verità, radunandosi in una unica Chiesa, e riconoscendo il primato di Pietro. Ma sarà un ecumenismo escatologico, realizzato quando la storia sarà arrivata alla sua conclusione.[2]
[1] Testo tratto da https://www.tempi.it/fulton-sheen-e-linganno-del-grande-umanitario.
[2] Testo tratto da https://www.sabinopaciolla.com/solovev-attenti-a-anticristo.
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12.L’ULTIMO ANTICRISTO – LE VISIONI APOCALITTICHE DI BRUNO CORNACCHIOLA
«Quello che ho sognato non si avveri mai, è troppo doloroso e spero che il Signore non permetta che il Papa neghi ogni verità di fede e si metta al posto di Dio»
Per quanto le rivelazioni private possano destare qualche perplessità, credo che non dovremmo mai porre dei limiti a chi non ne ha per natura, essendo superiore a tutto ciò che è corruttibile. Il celebre passo del Deuteronomio deve essere un riferimento costante nella vita di coloro che sono chiamati a leggere i segni:
«Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l’ha detta il Signore. Il profeta l’ha detta per presunzione. Non devi aver paura di lui» (Dt 18,22).
Particolare attenzione hanno destato le visioni di Bruno Cornacchiola che, dopo l’apparizione della Vergine della Rivelazione alla Tre Fontane a Roma nel 1947, si convertì abbandonando il proposito di uccidere il papa Pio XII con il pugnale su cui aveva fatto incidere le parole: «Morte al papa». Tra le sue visioni profetiche si ricordano quelle della tragedia di Superga (1949) della guerra del Kippur (1973), del rapimento di Aldo Moro (1978), dell’attentato a Giovanni Paolo II (1981), fino al disastro di Černobyl’ (1986) e alla caduta delle torri gemelle (2001). Tutte previste (e documentate) con largo anticipo.
Altre visioni sembrano essersi realizzate in questi ultimi anni, confermando le profezie di La Salette e la presunta profezia mancante del terzo segreto di Fatima, riportata da alcuni cardinali e da Malachi Martin, per cui sarebbe giunta la grande apostasia fino ai vertici della Chiesa – che «scaraventano il papa (Benedetto XVI?) in un pozzo» come fecero al profeta Geremia – e la venuta dell’ultimo anticristo.
Satana regna oramai in tutti i posti più alti di comando […]. Satana entrerà nei posti guida della Chiesa. […]. Le tentazioni saranno terribili, il mondo vivrà in una confusione tale che gli eletti stessi sosteranno nel dubbio! Non c’è scampo […] tutti vivranno momenti terribili di guerra, distruzione e di caos politico, religioso e culturale. Quanti errori e quante eresie serpeggiano in ogni nazione, in ogni convento. […]. Quello che occorre è l’apostolato individuale non l’apostolato monopolizzato. […]. Bisogna che si lavori tra le anime nell’apostolato individuale: chi conosce e sa fare, senza alcuna previa autorizzazione, deve lavorare. [1]
Essi miseramente girano sicuri senza segni sacerdotali esterni: non solo vivono nel dubbio della fede, ma attirano altri a lasciare la fede […] si sono ubriacati del mondo e del falso modernismo.[2]
Avete degli esempi, Sodoma e Gomorra: non si pentirono, non fecero penitenza e conoscete quello che la giustizia ha fatto di loro. […]. Se non vi convertirete ferro e fuoco scenderà sopra di voi. […]. Quello che voi chiamate pace non è altro che inganno perché manca la conversione e tutto si sta preparando per una satanica guerra.[3]
La Vergine mi fa vedere religiosi e religiose, sacerdoti, vescovi, cardinali e mi dice: “Sono sordi e stolti! Vedono i segni che sono un richiamo, ma non riflettono sopra questa realtà. […]. Negano Dio uno e trino e si fanno orgogliosamente essi stessi dio.[4]
Che brutta notte ho passato. Un sogno mi ha tenuto in apprensione tutta la notte. Il Papa circondato da cardinali e vescovi che gridavano verso di lui dicendogli parole rivoluzionarie. […]. Il Papa viene preso e scaraventato dentro un pozzo.[5]
Sembra anche qui riemergere l’ammonimento divino contro la religione universale, il falso ecumenismo, che è un tratto caratteristico dell’ultimo anticristo:
La salvezza non è riunire tutte le religioni per farne un ammasso di eresie e di errori, ma convertitevi per l’unità di amore e di fede.[6]
Infine, ecco la visione più importante che Bruno Cornacchiola ebbe il 21 settembre 1988, la chiave di lettura di tutte le altre e, forse, anche delle antiche profezie esaminate in questa breve inchiesta sull’ultimo anticristo, in particolar modo nell’articolo L’ultimo anticristo 2 – L’astro decaduto, figlio della distruzione:
Quello che ho sognato non si avveri mai, è troppo doloroso e spero che il Signore non permetta che il Papa neghi ogni verità di fede e si metta al posto di Dio. Quanto dolore ho provato nella notte, mi si paralizzavano le gambe e non potevo più muovermi, per quel dolore provato nel vedere la Chiesa ridotta ad un ammasso di rovine. […] I cristiani si combattono perché non hanno più un capo che li guidi […] Falsi profeti, che cercano con tutti i mezzi di avvelenare le anime cambiando la dottrina di Gesù in dottrine sataniche; e toglieranno il Sacrificio della croce che si ripete sugli altari del mondo. [7]
Secondo le visioni di Cornacchiola, colui che si pone al di sopra di Dio e si mette al posto di Dio, cioè, l’uomo dell’iniquità che viene vestito da grande umanitario, pacifista, europeista, ecologista, ecumenista, sarebbe un papa, uno che sale al soglio di Pietro dopo aver gettato l’altro nel pozzo. Ritornano alla mente le parole di JNSR ricevute il 3 agosto 2007, che avrebbero preannunciato le “dimissioni” di Benedetto XVI e l’insediamento del suo successore avvenuto nel 2013:
Prendi subito nota: questo accadrà verso dicembre, quando la resistenza a Dio già si opporrà dappertutto. Dapprima riguarderà il Vaticano. Prenderà forma una lotta subdola. Come il vento che entra ovunque, il Vaticano sarà invaso da ogni parte, e il Papa non resisterà a causa dei disastri che tutto questo può provocare nella sua stessa città. Egli non dirà parola e acconsentirà a tutto quello che gli si potrà fare. Sarà un’opera del Male che già è pronta in Vaticano: diranno che è «per il Bene del Mondo» che lo toglieranno da lì. Solo colui che prenderà il suo posto sarà responsabile, perché ha preparato tutto con cura. Non temere per la data.[8]
[1] Gaeta, S., Il Veggente. Il segreto delle Tre Fontane, Salani Editore, Milano, 2016, p. 73.
[2] Idem, pp. 172-173.
[3] Idem, p. 187.
[4] Idem, p. 195.
[5] Idem, p. 217.
[6] Idem, p. 204.
[7] Idem, pp. 218-221.
[8] JNSR, Il libro della fine dei tempi, Edizioni Segno, Udine, 2010, p. 181.
13.L’ULTIMO ANTICRISTO – IL VOLTO DI GIUDA
Nell’Anticristo è presente la pienezza di ogni malvagità. Egli supererà in malizia Giuda il traditore e tutti gli altri anticristi che lo hanno preceduto nella storia.
Nel secondo episodio di questa inchiesta, abbiamo visto come il «senza legge», che si erge al di sopra di Dio sia chiamato dall’apostolo Paolo «figlio di perdizione», lo stesso titolo usato da Cristo per Giuda il traditore (Gv 17,2). C’è un sottile filo rosso che lega Giuda all’ultimo anticristo: entrambe sono dominati dal male e consegnano l’innocenza al male. Il primo consegna Cristo alle autorità corrotte del Tempio, facendolo inchiodare alla croce; il secondo, invece, consegnerà il corpo di Cristo, cioè, la sua Chiesa, coloro che credono in Cristo e tengono i suoi comandamenti. Giuda è prefigurazione dell’ultimo anticristo, ma è in quest’ultimo che sarà presente la pienezza di ogni malvagità.
«Come in Cristo risiede la pienezza della Divinità, così nell’Anticristo è presente la pienezza di ogni malvagità». Non certamente nel senso che la sua umanità sia assunta dal diavolo in unità di persona … ma che il diavolo per ispirazione infonde la sua malvagità più copiosamente in lui che in tutti gli altri. In questo modo tutti i malvagi che sono venuti prima, sono segni dell’Anticristo. (Summa Theologiae III, 8, 8)
Le prime avvisaglie della doppia vita di Giuda le incontriamo alla fine del discorso del Messia sul suo corpo e il suo sangue come dono all’umanità. Alcuni mormorano contro il Maestro, dicendo che il suo linguaggio è duro da comprendere, da prendere, cioè, con sé, nella propria vita. Solo chi mangia il pane di vita, che è Cristo, avrà la vita eterna. Tra chi non accetta questa verità, poiché ritiene il suo insegnamento troppo esigente, c’è chi si ritrae e smette di seguirlo e chi, invece, continua a seguirlo pur non credendo in lui, nella speranza, forse, di ottenere gloria e prestigio.
Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. […] Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. (Gv 6,63-66)
Gesù riprese: «Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!». Parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici. (Gv 6,70-71)
Diavolo, dal greco διάβολός, è colui che getta attraverso, l’oppositore, l’avversario, e traduce l’ebraico haśśāṭān, l’accusatore. Diavolo è colui che distoglie, separa, l’uomo da Dio, e che nel suo cuore cova menzogna e desideri omicidi. Essere diavolo vuol dire essere bugiardi e omicidi.
Ai Giudei che non credono in lui e che cercano di farlo morire, Gesù dice:
Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stette nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. (Gv 8,44)
«Figlio di» significa «della stessa sostanza di». Avere per padre il diavolo vuol dire essere diavolo, vivere in profonda intimità con il padre della menzogna e del delitto. C’è un astretta relazione tra menzogna e omicidio. Se la verità rende liberi e si identifica con la vita, la menzogna schiavizza, crea l’illusione, la trappola, in cui cade la preda, che perde così la sua vita, la propria anima. Distogliere uno spirito dall’Infinito vuol dire condannarlo a morte, non permettergli di partecipare alla Vita piena e infinita di Dio.
A casa di Lazzaro, Giuda manifesta esplicitamente il suo vile attaccamento al denaro, preferendolo al suo Maestro, e Giovanni aggiunge che Giuda era un ladro e che rubava ciò che metteva nella cassa comune (Gv 12,6). Usava probabilmente i soldi della borsa per pagare i suoi vizi nascosti.
Durante l’ultima cena, il diavolo getta nel cuore di Giuda il piano di tradire il Maestro (Gv 13,2) e subito dopo aver preso il boccone Satana entra in Giuda, ne prende il possesso dopo che Giuda ha dato pieno assenso alla proposta del tentatore (Gv 13,27). Qui, l’evangelista non usa il termine diavolo ma il corrispondente ebraico satana, ad indicare proprio l’azione di un ente perverso e pervertitore, che dopo aver sedotto il traditore con la tentazione, lo trascina con sé nelle sabbie mobili del male. È per questo che Giovanni insiste sul boccone e aggiunge: «Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte» (Gv 13,30). Agostino, nel suo commento al vangelo di Giovanni, chiama Giuda «colui che era la notte».
Giuda, uno dei Dodici, abbandona la Luce vera e si inabissa nella notte. Nella teologia giovannea, luce, vita e grazia si identificano. Allo stesso modo, tenebra, morte e peccato sono una cosa sola. Uscire nella notte significa optare per le tenebre del peccato e per la morte. Per questo è chiamato
«figlio della perdizione» o della distruzione: non poteva essere custodito, conservato nella Luce, perché non apparteneva al gregge di Cristo, non avendo aderito alla sua parola. Egli non solo si ritira dal suo Maestro ma, addirittura, gli va contro, diventando «la guida di quelli che arrestarono Gesù» (At 1,16).
Malgrado la somiglianza tra i due, l’ultimo anticristo supererà in malvagità il traditore e tutti gli altri anticristi che lo hanno preceduto nella storia, aderendo copiosamente ai disegni del padre suo, cioè, del diavolo, ma sarà distrutto dallo spirito del Messia. Scrive s. Tommaso d’Aquino:
Come Cristo eccelse nell’abbondanza di virtù, l’Anticristo eccellerà in una moltitudine di tutti peccati, e poiché Cristo è migliore di tutte le persone sante, così l’Anticristo deve essere peggiore di tutte le persone malvagie. Per questa ragione è chiamato Uomo del Peccato. E’ chiamato anche Figlio della Perdizione, ciò significa che è destinato all’estremo della perdizione. Come tutto il bene e le virtù delle persone sante che precedettero Cristo erano prefigurazioni di Cristo, così in tutte le persecuzioni della Chiesa i tiranni erano e saranno prefigurazioni dell’Anticristo, e tutta la malizia che è celata in essi in quel tempo sarà resa manifesta.
Il delitto dell’Anticristo è duplice: egli è contro Dio e si mette al di sopra di Cristo. Opponendosi a Dio, egli si pone al di sopra del vero Dio, al posto di tutti i falsi dei, e nega perfino la partecipazione degli uomini alla Divinità. L’orgoglio dell’Anticristo supera quello di tutti i suoi predecessori, e, come per Cesare e il Re di Tiro, egli affermerà di essere Dio e uomo, e così in tale veste siederà nel tempio.
[L’anticristo] siederà nella Chiesa, nel senso che molti della Chiesa lo riceveranno. Sant’Agostino dice che egli con i suoi seguaci formeranno una Chiesa, come Cristo e i Suoi fedeli sono una Chiesa.
L’Anticristo godrà dell’uso di una volontà libera nella quale opererà il diavolo, come è stato detto di Giuda: «Satana entrò in lui», cioè istigandolo. Egli ingannerà sia con il potere terreno che operando dei miracoli. […] Ma i suoi miracoli saranno imposture. Nessuno può operare un vero miracolo contro la Fede, perché Dio non è un testimone di falsità. Perciò, nessuno che predichi una falsa dottrina può operare miracoli, mentre può farlo chi conduce una cattiva vita.
L’Anticristo verrà nel momento buono voluto da Dio. Coloro che adesso operano il male, fingendo che sia bene, attuano l’opera dell’Anticristo. Il diavolo, nella cui potenza viene l’Anticristo, già al tempo di San Paolo stava esercitando la sua iniquità in maniera nascosta attraverso tiranni e seduttori, perché le persecuzioni dei tempi passati prefigurano quell’ultima persecuzione contro tutte le persone buone, e sono imperfette quando raffrontate con essa.
L’Anticristo sarà distrutto dallo spirito della bocca di Cristo, cioè dallo Spirito Santo o dall’ordine di Cristo, a seguito del quale Michele lo ucciderà sul Monte degli Ulivi da dove Cristo ascese al Cielo.[1]
Stando alla Scrittura e ai Padri, l’ultimo anticristo è, dunque, un vescovo (apostolo) bugiardo, carrierista, ladro (sottrae risorse dalla comunità per i propri fini), assassino (fa morire le persone nel corpo e nello spirito), l’oppositore per eccellenza di Cristo e del suo corpo mistico (non crede alla divinità di Cristo né alla sua presenza reale nell’eucarestia, si pone al di sopra di Dio, della sua Parola e della sua Chiesa), e agisce sotto il pieno controllo di Satana cui si è dato. Consegna i cristiani nelle mani dei nemici di Cristo, essendo stato messo a capo delle loro istituzioni. Egli è il pastore idolo profetizzato da Zaccaria (11,17), il mercenario che offre le pecore al lupo, colui che fa di sé un idolo e che «sarà e starà dove vorranno i suoi padroni»[2].
A causa del suo intimo legame con Giuda, l’ultimo anticristo cercherà di riabilitarne la figura in nome di un diritto alla misericordia, attribuendo la sua colpa a chi avrebbe dovuto amare la sua miseria e non lo fece. Ma a differenza di Giuda, non ammetterà di aver versato del sangue innocente.
Roma sarà la sua sede.
[1] Sancti Thomae de Aquino, Super II Epistolam B. Pauli ad Thessalonicenses lectura.
[2] Maria Valtorta, Quaderni del 1943, Centro Editoriale Valtortiano, Isola del Liri, 2005, p. 557.
* * *
14.L’ULTIMO ANTICRISTO – L’UOMO PIÙ FATALE DELLA STORIA
L’ultimo anticristo sarà un uomo ispirato da Satana, un seduttore che verrà nell’umiltà e il cui potere crescerà fino a raggiungere l’impero universale, in cui l’errore sarà globale. Arriverà quando rimosso il papato, verrà meno la fede della Chiesa.
Nel 1905, Augustin Lèmann (francesizzazione di Lehmann) dava alle stampe L’ Antechrist. Nel 2014, le pregiatissime edizioni EFFEDIEFFE lo sottraevano alla polvere del tempo, ridandogli nuova vita e veste grafica, secondo la qualità e l’attenzione che caratterizza i loro tipi. Un centinaio di pagine incentrate sui tre ritratti dell’anticristo che offre la Scrittura: il libro di Daniele, l’Apocalisse e la seconda lettera di Paolo ai Tessalonicesi.
L’autore – un ebreo ashkenazita francese convertito al cattolicesimo insieme al fratello gemello, nonché abate, teologo e canonico onorarie di diverse basiliche e cattedrali – cataloga le caratteristiche dell’anticristo in cose certe, probabili, indecise e fantastiche, sempre riferendosi alla Scrittura e ai Padri della Chiesa. In questo articolo ci concentreremo perlopiù sulle certezze, inviando il lettore al libro di Lémann per ulteriori approfondimenti (QUI).
Cose certe sull’ultimo anticristo
Tra le certezze desunte dalla Scrittura si legge:
- L’Anticristo sarà una prova per i buoni, un castigo per gli empi e gli apostati;
- L’Anticristo sarà un uomo, un individuo ispirato da Satana:
- L’Anticristo non sarà Satana incarnato, né un demonio sotto apparenza umana, ma un membro della famiglia umana, un uomo, nient’ altro che un uomo. L’uomo del peccato. «Satana sarà il suo consigliere e il suo ispiratore invisibile: gli presterà il suo appoggio, ma non sarà l’Anticristo egli stesso»;
- L’Anticristo sarà seduttore per certe sue qualità personali;
- I principî dell’Anticristo saranno umili e poco osservati;
- L’Anticristo crescerà e farà conquiste: «Il regno dell’Anticristo deriverà dalla medesima sorgente che gli altri suoi predecessori, cioè dalle rovine dell’antico impero romano» [di cui la Chiesa è, secondo S. Tommaso, estensione spirituale n.d.r.];
- L’impero dell’Anticristo sarà universale: «Esso diventerà, o da sé medesimo o per mezzo de’ suoi luogotenenti, padrone del mondo. Si avrà allora la cattolicità dell’anticristianesimo dinanzi alla cattolicità della Chiesa»;
- L’Anticristo farà una guerra accanita a Dio e alla Chiesa. Tra i provvedimenti che prenderà: Proscrizione di ogni insegnamento cristiano; Lacerazione e distruzione dei Libri santi; Insegnamento obbligatorio ed universale dell’errore («cambierà i tempi e le leggi»);
- L’Anticristo si spaccerà per Dio e vorrà essere adorato lui solo: «Tutte le nazioni si accordarono in obbedire. Infatti è nella natura dell’errore, e si vedrà anche meglio al tempo del vero Anticristo, il curvarsi con prontezza sotto il giogo di un padrone, e non opporsi alla più detestabile delle tirannidi, a quella che esige la rinunzia della coscienza, il silenzio del vinto, il silenzio dello schiavo»;
- Per mezzo di prodigi diabolici l’Anticristo pretenderà dimostrare che egli è Dio. «Alcuni pensano che i miracoli, fatti dall’Anticristo con la potenza di Satana, saranno reali, veri miracoli e che trascineranno alla menzogna, cioè alla credenza della divinità dell’Anticristo. Altri stimano che tutti i miracoli dell’Anticristo saranno bugiardi, il demonio illudendo i sensi dei suoi seguaci».
Supportato dalle Scritture e corroborato da un’allocuzione di Leone XIII, Lémann arriva ad affermare che «Roma, ridivenuta pagana, sarebbe la tappa preparatoria al regno romano dell’Anticristo» e che questo sarà legato alle sette massoniche, all’interno delle quali si potrebbe, addirittura, comprendere il valore del numero 666 (cfr. pp. 91-95).
Il tempio in cui l’anticristo si farà adorare, dunque, non sarà il tempio di Gerusalemme ma la Chiesa di Roma. Circa la sua nazionalità, la sua psicologia e i caratteri propri, si tratterebbe solo di deduzioni probabili, prese in considerazione solo perché citate dai Padri.
I tre anni e mezzo e il katéchon
Due temi di rilievo per la nostra indagine – per ulteriori approfondimenti si rimanda al libro – sono la durata del suo regno di tre anni e mezzo (p. 85) e la figura del katéchon (pp. 128-129). Riprendendo il Fillon, Lèmann fa osservare che nella profezia di Daniele non si parla di tre anni e mezzo ma di «un tempo, più tempi e la metà di un tempo», che indicherebbero le tre fasi che caratterizzano il regno dell’ultimo anticristo: una corta, una lunga e un’altra, infine, cortissima, quando, cioè, sarà distrutto dal Signore.
Riguardo al katéchon, cioè a chi/cosa trattiene l’ultimo anticristo, Lémann parla di barriera e di custode della barriera. La barriera all’ultimo anticristo è la fede della Chiesa mentre il custode è il Papato.
L’Anticristo non farà la sua apparizione se non quando, rigettato e messo da parte il custode dell’ostacolo, l’ostacolo stesso sarà tolto. Or qual è quest’ ostacolo, qual è la barriera? È, risponde S. Tommaso, l’unione e la sottomissione alla Chiesa Romana, sede e centro della fede cattolica. Finché la società rimarrà fedele e sottomessa all’impero spirituale romano, trasformazione dell’antico impero temporale romano, l’Anticristo non potrà comparire. Questa è la barriera, questo e l’ostacolo. Ma, per benefizio di Dio, accanto a questo ostacolo, v’è un custode, incaricato di vegliare, incaricato di custodirlo; e questo custode è il Papa, Vicario di Gesù Cristo. Finché il custode sarà riconosciuto, rispettato, ubbidito, l’ostacolo sussisterà, la società rimarrà fedele all’impero spirituale romano e alla fede cattolica. Ma se questo custode, il Papa, viene ad essere disconosciuto, messo da parte, rigettato, con lui sparirà anche l’ostacolo e l’Anticristo sarà libero di comparire: «Qui tenet, scilicet, romanum imperium, teneat illud donec ipsum fiat de medio. Quia medium est dum universis circumquaque imperat, quibus ab ipso recedentibus, de medio anferetur, et tunc ille iniquus opportuno sibi tempore revelabitur».
Armando Savini
Armando Savini è un economista, saggista, cultore di esegesi biblica e mistica ebraica. Dopo la laurea in Scienze Politiche e un master in HR Management, si è occupato di scienza della complessità e delle sue applicazioni all’economia. Già cultore della materia in Politica economica presso la cattedra del Prof. Giovanni Somogyi alla Facoltà di Scienze Politiche de La Sapienza, è stato docente a contratto di storia economica, economia, HR management e metodi di ricerca per il business. Tra le sue ultime pubblicazioni: Sovranità, debito e moneta. Quello che dovresti sapere e non ti hanno mai detto (2021); Miti, storie e leggende. I misteri della Genesi dal caos a Babele (Diarkos 2020); Le due sindoni (Chirico, 2019); Il Messia nascosto. Profezie bibliche alla luce della tradizione ebraica e cristiana (Cantagalli-Chirico, 2019); Maria di Nazaret dalla Genesi a Fatima (Fontana di Siloe, 2017); Risurrezione. Un viaggio tra fede e scienza (Paoline, 2016); Dall’impresa-macchina all’impresa-persona. Ripensare l’azienda nell’era della complessità (Mondadori, 2009).