Dall’angoscia del cuore moribondo,
ti sillabiamo l’umile preghiera
che tu voglia innalzarci dal profondo
l’anima che singhiozza prigioniera.
Come (son quarant’anni!) il bimbo biondo
ch’io fui, già ti pregò mattina e sera
per ringraziarti d’esser nato al mondo,
or t’aspettiamo in mezzo alla bufera.
Fa che noi, senza crollo, si persista
fra il dolore e la morte, nel volerti
scongiuratore d’ogni manìa trista.
E nel nostro incrollabile tormento,
schiuda il tuo fuoco, entro quest’ossa inerti,
la visïone del tuo nuovo avvento.
Arturo Onofri