di Piero Cammerinesi
Secolo breve?
“Secolo breve” è una fortunata definizione tratta dall’omonimo libro dello storico Eric Hobsbawm, che descrive un approfondito panorama della storia del secolo scorso. Un secolo tra i più violenti della storia dell’umanità, con due guerre mondiali, rivoluzioni sanguinose, stravolgimenti sociali e decine di conflitti locali.
Secolo definito breve perché l’inizio viene individuato da Hobsbawm nel 1914, con lo scoppio della prima guerra mondiale e la fine nel 1991, con il crollo dell’Unione Sovietica. Breve altresì per l’estrema velocità impressa nel ‘900 alla trasformazione della vita dell’umanità dai mutamenti tecnologici, sociali e ideologici.
Hobsbawm divide questo periodo in tre parti: che chiama età della catastrofe (1914 – 1945), con la prima e seconda guerra mondiale ed il crollo degli imperi; età dell’oro (1946 – 1973), con la fine del colonialismo, le innovazioni in campo tecnico, scientifico, economico, e l’imporsi del liberismo; e la frana (1973 – 1991), con il dissolvimento dell’Unione Sovietica, la conseguente caduta del muro di Berlino, l’apparente fine della guerra fredda e delle ideologie totalitarie.
Quest’ultimo periodo, secondo l’Autore, si caratterizza altresì per la crisi profonda delle basi stesse del periodo dell’età dell’oro, con il sistema economico mondiale che si avvia verso un condizione di instabilità ed un ciclo depressivo che nessun tentativo di stabilizzazione riesce a compensare.
Certamente molto appropriata è l’analisi che Hobsbawm fa delle tre trasformazioni epocali del mondo che nel nuovo millennio abbiamo ereditato dal secolo breve, vale a dire:
1) Il mondo nato dagli sconvolgimenti del secolo scorso non è più eurocentrico a causa del declino dell’Europa e delle grandi potenze che, all’inizio del XX secolo, erano di fatto tutte europee.
2) La seconda trasformazione che abbiamo di fronte è la globalizzazione; il mondo è diventato un campo operativo unitario, qualcosa che non si era verificata mai nel passato.
3) La terza trasformazione è rappresentata dalla disintegrazione dei vecchi modelli delle relazioni umane e sociali che ha causato la rottura dei legami tra le generazioni, vale a dire tra il passato e il presente.
Quella di Hobsbawm è una fotografia del secolo XX certamente stimolante e con alcune intuizioni decisamente brillanti ma essa – se si vuole cercare di intuire la big picture che non riguarda solo gli eventi del mondo esteriore – va integrata con la considerazione che, a fronte dei cataclismi sociali e bellici, il secolo scorso è stato anche un secolo in cui si sono verificati degli eventi letteralmente stra-ordinari sul piano spirituale.
A partire dal fatto che – come annunciato già un ventennio prima da Rudolf Steiner – dall’anno 1933 il Cristo ha iniziato ad essere visibile sul piano eterico.
Per questo motivo, da un punto di vista spirituale, trovo difficile condividere l’opinione che l’essenza del ‘900 sia concentrabile nel periodo 1914-1991.
Questo può essere sicuramente sostenibile da un punto di vista storico materialista che tiene conto esclusivamente degli effetti esteriori di certe realtà ma ne trascura le cause. E le cause non sono materiali ma spirituali. Ove per spirituale non intendo qualcosa di fumosamente mistico ma qualcosa di non materiale come il pensiero.
Come qualsiasi nostra scelta, qualsiasi atto di volontà, deriva da un pensiero, da una nostra rappresentazione che ci muove all’azione, così anche nella storia sono i pensieri di tutta l’umanità – ed in parte anche di altre entità collegate all’umanità – a produrre, poi, gli effetti che ci vengono incontro come eventi del mondo esteriore, in breve, come Storia.
Pertanto non posso ignorare sia quanto si è manifestato a partire dai primissimi anni del ‘900 come attività esoteriche da parte di numerose importanti personalità, sia quanto si è verificato alla fine del secolo, intorno al 1998 che, rappresentando la tripla ripetizione del 666, fa pensare al preludio della manifestazione della Bestia a due corna sulla Terra a circa un secolo di distanza (1879) della discesa in massa di quelle forze demoniache ben descritte da Steiner ne La caduta degli Spiriti delle Tenebre.
La prima “caduta” dell’elemento satanico risaliva, appunto, all’anno 666, e la possiamo mettere in relazione con l’Accademia di Gondishapùr e con la nascita dell’Islam, mentre la seconda “caduta” – 666×2 – prevista nel 1332, iniziava già nel 1312, con l’annientamento dei Cavalieri Templari, il cui proposito era di istituire una “visione solare” del Cristianesimo.
La terza, il 1998, ci mette di fronte a quella che Steiner chiamava, appunto, la grande battaglia di fine secolo, alla quale erano chiamate a partecipare tulle le schiere micaelite per opporsi all’attacco del Demone Solare.
Il fatto che il ‘900 sia stato il secolo dei Maestri manifesti è probabilmente collegato alla necessità di contrastare e compensare il Male che stava emergendo nella storia umana e che oggi si manifesta in modo che è davvero difficile non riconoscere.
Maestri manifesti
Il XX secolo è partito, infatti, con l’inizio dell’attività più squisitamente esoterica di Rudolf Steiner – attività portata avanti indefessamente fino alla sua morte, avvenuta nell’aprile 1925 – ed ha visto la presenza contemporanea di guide spirituali di primissimo piano, sia in Oriente che in Occidente.
Partiamo dall’Oriente con una serie di Maestri di altissimo livello, tra i quali spiccano Sri Aurobindo (1872 -1950), Paramahansa Yogānanda (1893-1952) Rāmaṇa Mahārṣi (1879-1950), che, come si può notare, sono tutti attivi nella prima metà del XX secolo.
In Occidente, oltre a Rudolf Steiner (1861-1925), spiccano le personalità di Peter Deunov (1864-1944), Omraam Mikhaël Aïvanhov (1900-1986), George Ivanovich Gurdjieff (1872-1949), anch’essi pienamente operativi nella prima metà del secolo scorso.
Per quanto riguarda l’Italia, abbiamo avuto – nel solco della scienza dello spirito fondata da Rudolf Steiner, tre personalità straordinarie: Giovanni Colazza (1877-1953), Massimo Scaligero (1906-1980) e Bianca Maria Scabelloni (1923-1990).
L’Italia ha rappresentato, infatti, una fioritura molto importante per la scienza dello spirito; basti pensare che fu lo stesso Steiner a rivelare a Colazza, nel corso del loro primo incontro a Roma nel 1911, che l’antroposofia sarebbe risorta in Italia dopo le difficoltà che avrebbe vissuto nei Paesi dell’Europa Centrale e che puntualmente si presentarono drammaticamente dopo la scomparsa del Maestro..
Mi narrò, infatti, Massimo Scaligero in uno degli incontri privati che ebbi il privilegio di avere con lui nell’arco di quasi nove anni, che Colazza gli raccontò che un giorno il suo Maestro, Rudolf Steiner, gli chiese ripetutamente se gli sarebbe rimasto fedele, aggiungendo che – cito – “un giorno i veri antroposofi si potranno riunire comodamente sotto l’ombra di un melo” albero che, com’è noto, non vanta una chioma particolarmente ampia, e affermò, inotre, che il movimento antroposofico sarebbe risorto in Italia.
E così fu, visto che Colazza creò a Roma un gruppo particolarmente attivo nella scienza dello spirito – il gruppo Novalis – che guidò sino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1953. Ma il lavoro non si fermò e, pur nello smarrimento generale per la perdita della guida, nell’incontro di gruppo successivo alla sua morte, Bianca Maria Scabelloni – per tutti Mimma – davanti al tavolo vuoto dove Colazza usava tenere le riunioni, si alzò con decisione prendendo per un braccio Massimo e, letteralmente trascinandolo al tavolo, esclamò:
“Ora siediti a questo tavolo, perché il nostro lavoro deve continuare e tu sei quello che deve guidarci”.
Era stato Julius Evola a presentare Scaligero a Colazza e di questo Evola si rammaricò sempre – pur se tra il serio e il faceto – in quanto diceva che Colazza lo aveva portato via da lui.
Da allora sino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1980, Massimo Scaligero fu un bastione dell’opus scientifico-spirituale in Italia.
Seguito da centinaia di persone collegate in gruppi di studio non solo a Roma ma in svariate località del Bel Paese, prese in mano l’eredità di Colazza, il quale aveva scritto solo pochi articoli e alcune conferenze, donandosi completamente a tutti con un’attività instancabile di incontri e conferenze a cui vanno aggiunti gli oltre 30 libri pubblicati, inizialmente in proprio e successivamente con vari editori.
Grazie al peculiare approccio assolutamente esperienziale dell’ascesi moderna che caratterizza il suo pensiero, Scaligero fu uno dei pochi discepoli di Steiner – da lui chiamato il Maestro dei Nuovi Tempi – ad aver restituito alla disciplina interiore – pur enfatizzata nelle tre opere di Steiner Iniziazione, Scienza Occulta e Teosofia – una posizione centrale nel contesto di Anthropos Sophia.
Non i cicli o i libri, dunque, ma l’impervio percorso del ricercatore che, mediante i cinque esercizi, deve superare l’intellettualismo per incamminarsi sul sentiero del pensiero vivente.
Il suo esempio, la sua assoluta coerenza – di chi non “predica bene e razzola male” – come è purtroppo assai frequente – ed il suo folgorante messaggio hanno illuminato per decenni il sentiero di un gran numero di ricercatori della conoscenza.
Come si è detto toccò poi, dopo la sua scomparsa, a sua cugina Mimma, di accompagnare molti di noi per altri dieci anni, sul sentiero da lui indicato; un decennio che si concluse con la sua scomparsa nel 1990.
Maestri invisibili
Come si è visto, nel ‘900 sono stati in molti ad aver avuto la ventura di incontrare un Maestro in grado di indicare il percorso interiore ma, dalla fine del secolo in poi, questo trend sembra essersi esaurito e, quello che più colpisce, ciò sembra proprio avvenire in corrispondenza con uno dei momenti più gravi che l’umanità abbia mai attraversato.
Allora ci si chiede: come mai proprio adesso i Maestri non sono più visibili?
Come ho avuto modo di osservare in un mio recente articolo, alla fine del XX secolo avremmo dovuto assistere alla culminazione dell’Antroposofia come contrappeso a quella che era stata definita da Rudolf Steiner la grande battaglia di fine secolo cui avrebbero dovuto prendere parte tutti i discepoli della Scuola di Michele per fronteggiare un attacco all’Umanità senza precedenti.
Allo stesso modo avremmo dovuto assistere ad un ampio manifestarsi della veggenza ed anche degli incontri individuali con il Cristo nel mondo eterico.
Tutto questo è stato – come ho già avuto modo di sottolineare – fortemente ostacolato a partire del 1933 con la manifestazione della Bestia a due corna; e questo ci porta a prevedere che vi saranno ulteriori forti sconvolgimenti e grandi pericoli globali almeno sino al 2033.
Un anno che non rappresenterà solo il 100mo anniversario della comparsa del Demone solare, e l’inizio della manifestazione del Cristo in eterico, ma altresì il 2000mo anniversario del Mistero del Golgotha.
Una battaglia spacciata, a inizio XXI secolo, come “guerra al terrorismo”, che di fatto si sta manifestando come guerra di tutti contro tutti.
Non ci sono dubbi che questa battaglia – che i Maestri ci hanno ripetutamente annunciato – sia in corso, ma è importante riflettere sul fatto che non si vedano in azione figure di Maestri come quelle che abbiamo visto nel secolo scorso.
Si tratta di una guerra che interessa sempre meno nazioni contro nazioni o popoli contro popoli, ma che si configura come una guerra contro l’Umanità che coinvolge economia, società, tecnologia, cultura e salute e che continua ad erodere l’elemento più importante dell’essere umano: la libertà. Nella definizione di Steiner:
La libertà è l’elemento caratteristico della forma perfetta dell’attività umana (Rudolf Steiner, Filosofia della Libertà)
Come si è accennato, dunque, se da un punto di vista esteriore – degli effetti – si potrebbe “condensare” il ‘900 nel periodo 1914-1991, come suggerisce Eric Hobsbawm, da un punto di vista spirituale – mondo causale – il secolo scorso dovrebbe al contrario “espandersi” dal 1879 (Caduta degli Spiriti delle Tenebre) al 2001 (Inganno globale).
Ora, visto che sappiamo dalla scienza del spirito che le Guide dell’umanità sono sempre presenti e gli iniziati sono incarnati in ogni epoca, l’unica spiegazione è che nell’epoca micaelita l’uomo debba essere lasciato completamente libero in modo da trovare dentro di sé la propria Guida.
Ognuno è, allora, non solo il maestro di se stesso ma, grazie a questa autonomia, ha la possibilità di perseguire quell’obiettivo fondamentale di Filosofia della Libertà che vuole che l’uomo realizzi la propria moralità a partire dalla libertà conquistata con il proprio pensiero in totale indipendenza da pensieri di altri, fossero pure le persone o le istituzioni più affidabili e rispettabili.
Il superamento del principio di autorità è una delle mete dell’impulso di Michele, Entità che, come ci viene rivelato, non parla ma ci rivolge un “saggio accennare”.
È allora evidente che, se questo è lo Zeitgeist del nostro XXI secolo, nel quale i Maestri ci hanno lasciato completamente liberi di andare verso la Luce o verso la Tenebra, dobbiamo fare doppiamente i conti con la nostra responsabilità in particolare in considerazione dei sempre più drammatici eventi geopolitici.
Se siamo soli – senza Guide esteriori – diventa allora ancora più indispensabile comprendere – non ce lo dirà nessuno – il senso della nostra presenza sulla Terra in questo particolare momento storico nonché cosa ci venga richiesto come allievi della Scuola di Michele per fare la nostra parte nella grande battaglia per l’Umanità.