Mi sono già occupato del McCain-pensiero poco tempo fa, quando il nostro arzillo senatore dell’Arizona – che aveva corso per la presidenza contro Obama, non dimentichiamolo – aveva toccato vette d’insensatezza che ritenevo insuperabili.
di Piero Cammerinesi (corispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine e Altrainformazione)
Il nostro aveva, infatti, affermato candidamente che il presidente Obama non avrebbe dovuto pensare prima di attaccare la Siria. L’esitazione, che il fatto stesso di pensare implica, aveva fatto sfumare l’occasione dell’azione.
Queste erano state le sue parole: “Da quando sono nati gli Stati Uniti d’America – dice il nostro senatore – questa grande nazione è stata coinvolta in innumerevoli conflitti armati, molti dei quali non avrebbero mai avuto luogo se ci fossimo fermati prima a pensare. Purtroppo pare che il presidente non abbia imparato questa lezione dalla storia. (…) Sarebbe il caso che eliminasse il pensare dal’agenda[1]”
Ora – direte voi – come è possibile superare quel galattico livello di eccelsa demenza, di coerente squilibrio?
Come donare al mondo altre perle di assoluta idiozia?
Non siate increduli; il nostro senatore ama stupire con gli effetti speciali!
È di ieri, infatti, l’intervista pubblicata su Der Spiegel[2] nella quale il McCain-pensiero – e insieme a lui il pensiero di milioni di republican, è chiaro – raggiunge vette vertiginose.
Considerate sempre, ironia a parte, che dalle sue risposte si possono comprendere molte cose di questo Paese, in particolare gli umori e le convinzioni della cosiddetta silent majority.
Iniziamo dal problema del Datagate che, evidentemente, sta molto a cuore ai tedeschi, visto che Angela Merkel ha fatto il diavolo a quattro dopo aver appreso che anche il suo cellulare – insieme a quello di altri 34 capi di stato[3] – era sotto controllo da ben undici anni.
Ecco che allora, dice McCain, sapendo quanto la Cancelliera fosse infuriata, “Obama avrebbe dovuto scusarsi”.
Bravo, mi sembra giusto.
Ora, però, il piccolo particolare pietoso è che il senatore non crede certo che aver spiato gli alleati sia qualcosa di sbagliato, ci mancherebbe – “s’intercettano anche gli amici, lo sappiamo tutti” – dice. Quello che è sbagliato – anzi, criminoso – è che non si sia riusciti a tenerlo nascosto. E i responsabili dovrebbero pagare per questo.
Prima di tutto Snowden, che dovrebbe essere giudicato e condannato in patria per aver provocato un enorme danno al Paese, ma anche il generale Keith Alexander, capo della National Security Agency, dovrebbe immediatamente “dimettersi o essere licenziato” e lo stesso Obama dovrebbe trarre le conseguenze di questo fallimento della sicurezza nazionale che non ha saputo impedire la diffusione di migliaia di documenti riservati.
Qual è il punto, dunque? Non è riprovevole il fatto che la NSA abbia violato scientemente il primo e il quarto emendamento della Costituzione, abbia ingannato il popolo e mentito ripetutamente; lo è, invece, che non si sia riusciti ad evitare che tutto ciò divenisse di pubblico dominio.
“Snowden – continua McCain – che lavorava per la NSA come contractor, non avrebbe mai dovuto aver accesso a informazioni riservate. Cosa si è fatto per monitorare la gente che ha accesso a tali informazioni? Informazioni che, se rivelate, si rivelano estremamente dannose per il prestigio degli Stati Uniti e per le relazioni con alcuni dei nostri migliori amici. È oltraggioso quello che è accaduto e qualcuno dovrebbe essere ritenuto responsabile”.
Vale a dire il presidente Barack Obama, la NSA e il Comitato di Intelligence del Congresso.
Dopo le rivelazioni che il telefono di Angela Merkel era stato monitorato, ci si domanda qui in Germania se gli Stati Uniti siano veri amici o meno, gli chiede l’intervistatore.
E qui, udite udite, abbiamo un prodigio di cerchiobottismo che anche i politici italiani – campioni mondiali insuperabili – dovrebbero guardare con ammirazione.
“Gli amici spiano gli amici. Lo sappiamo tutti, ma ci sono dei limiti. Quei limiti esistevano probabilmente, in qualche misura, perché non avevamo le capacità tecnologiche che abbiamo ora. Ma arrivare a invadere la privacy di qualcuno, il leader una certa Europa, se non uno dei leader più importanti del mondo, Angela Merkel, è stato un errore”.
Quando gli viene chiesto se pensa che la Germania potrà accogliere Snowden dopo la scadenza del visto di un anno concesso dai russi, risponde a metà tra il l’ironico e il minaccioso: “no, noi e la Germania siamo troppo buoni amici”. E prosegue:
“Il presidente Vladimir Putin gli concederà asilo a tempo indeterminato. I russi sanno se lo rimandano indietro, questo costituirebbe una lezione per altre persone che potrebbero tradire. Sono sicuro che Snowden ha spifferato loro tutto ciò che sa”.
No, risponde l’intervistatore, Snowden ha dichiarato di non aver portato con sé in Russia i file della NSA. E l’ineffabile McCain: “Se crede che Snowden non abbia fornito le informazioni ai russi allora lei crede anche che i maiali volano”.
Ma, incalza l’intervistatore, Snowden dice che la verità non può essere un crimine, che ne pensa lei?
“Snowden si è impegnato – ribatte McCain – a non rivelare informazioni acquisite nel suo lavoro, e ha violato quell’impegno. Non è questo il modo in cui il sistema dovrebbe funzionare. Abbiamo ragione di tenere segrete certe cose di cui potrebbe avvantaggiarsi il nemico che ci vuole distruggere. Al-Qaeda è ancora là fuori. Sta crescendo, e lavora per attaccare e danneggiare gli Stati Uniti d’America. Il signor Snowden ha dato loro una maggiore capacità di farlo”.
Eccolo lì lo spauracchio del terrorismo, come poteva mancare?
Ma non finisce qui; ora è la volta della visione geopolitica del nostro eroe.
Infatti il senatore è ansioso di riprendere il discorso Siria – che proprio non gli va giù – soprattutto perché considera un errore disastroso il non aver aggredito la Siria.
Lo definisce addirittura “uno dei più vergognosi capitoli della storia americana”.
Invece di attaccare cosa è successo? Un presidente che sta per dare l’ordine di attacco a seguito di un ultimatum dato da lui stesso, che, poi, invece, passa la palla al Congresso e che, infine, si lascia soffiare l’iniziativa dai russi. Inaudito!
Ma non è solo a Obama che McCain rivolge i suoi strali, ci sono anche gli alleati, rei di comportamenti altrettanto vergognosi. “Il fatto che i nostri amici in Germania, la nazione più potente in Europa, praticamente non abbia assunto nessun ruolo [nei confronti della Siria] – e non è stata la prima volta – è anch’esso vergognoso”.
Ma – ribatte Der Spiegel – anche negli USA non c’era poi tutta questa maggioranza favorevole ad attaccare la Siria…
E qui la ciliegina sulla torta; sentite…
“Questo perché non abbiamo un presidente che sappia comandare. Non abbiamo un presidente che dica al popolo americano che in Siria c’è un conflitto regionale che prima o poi coinvolgerà gli Stati Uniti”.
Capito?
Dunque sintetizziamo il McCain-pensiero: ingannare, spiare e manipolare il proprio popolo, gli alleati e i leader mondiali non è male, male è che lo si sia venuti a sapere.
Colpevoli non sono coloro che hanno organizzato questa mostruosa rete di spionaggio orwelliana, ma chi la smaschera, rivelando alla gente gli inganni del potere.
La polverizzazione della privacy mondiale non avviene per mantenere un controllo assoluto sul mondo, ma solo per difendere gli Stati Uniti – God bless America! – dai cattivoni come Al-Qaeda che cercano di distruggerla e da Paesi come la Siria che costituiscono – come dubitarne? – una grave minaccia per gli USA.
Per questo il presidente – che ha pensato prima di attaccare – non è un vero presidente e, non essendo in grado di plagiare totalmente l’opinione pubblica, trascinandola dietro di sé come il pifferaio di Hamelin, non è in grado di guidare l’America verso il suo luminoso destino.
Infatti, secondo il nostro novello Metternich, nella storia degli Stati Uniti non si è progrediti riflettendo sulla propria politica – pensando – ma solo aggredendo, senza pensarci due volte, altri Paesi che – per definizione essendo, appunto altri – costituiscono di default una minaccia per gli USA.
Interessante visione delle cose, vero? Sarebbe divertente riderci su se non fosse che i destini del mondo sono in mano a persone come lui.